(di Marianna Berti)
(ANSA) - ROMA, 17 AGO - Affitti più cari. A sorpresa uno
studio della Banca d'Italia rileva come il mercato delle
locazioni sia più vivace di quello delle compravendite. Il mondo
cambia, l'economia in primis, e gli italiani si adeguano. Prezzi
bassi, crisi prolungata, mutui difficili e lavoro incerto hanno
probabilmente portato molti a scegliere di pagare un affitto
piuttosto che impegnarsi nell'acquisto dell'abitazione. E' così
che i prezzi sono aumentati nel 2018 del 3,3% e del 2,2% a
parità di caratteristiche dell'immobile.
Posto che l'abitazione tipo è un appartamento di 80 metri
quadrati, nelle vicinanze del centro e già arredato, con un solo
bagno, niente giardino e garage, riscaldamento automatico, per
lo più situato a un piano basso. Fin qui la media nazionale,
diverso il discorso se si guarda ai singoli capoluoghi. Di
forte rialzo si parla per Bologna, Firenze e Milano, mentre
negli ultimi tre anni a Roma e Genova si registrano addirittura
dei ribassi.
Almeno questo è quello che viene offerto online, stando alle
inserzioni che compaiono sulla banca dati del portale web
immobiliare.it. Un pozzo d'informazioni che via Nazionale ha
deciso di scandagliare, prendendo a riferimento un campione di
370 mila annunci, per andare oltre la statistiche classiche che
spesso si presentano limitate. Soprattutto davanti a un settore
schiacciato da quello della proprietà.
E' vero che siamo un popolo che preferisce di gran lunga
avere la casa intestata, non si può tuttavia trascurare chi
l'abitazione la prende in affitto. Un mercato che "ha una
dimensione rilevante", sottolinea la ricerca condotta
dall'economista Michele Loberto, del dipartimento dipartimento
economia e statistica di Palazzo Koch. Infatti, il 20% opta per
la pigione, quota che sale al 38% per le famiglie giovani e al
46% per i meno abbienti, ricorda la Banca d'Italia.
E poi concentrare tutta la ricchezza nel mattone non è sempre
una scelta sana dal punto di vista finanziario. Il rischio della
svalutazione c'è. Non solo, togliere l'ossigeno alle locazioni
significa anche complicare la vita di quanti si devono muovere
per studio o lavoro. Tanto che, rimarca il working paper, il
funzionamento del mercato degli affitti influisce anche
"sull'evoluzione demografica e la possibilità dei giovani di
emanciparsi dalle famiglie di origine".
Risveglio anche testimoniato dalla riduzione dei tempi
necessari per trovare il locatario. Si è passati dai 79 giorni
del 2016 ai 71 del 2018. Anche qui però le differenze tra le
grandi città si fanno sentire: "i tempi medi per affittare
un'abitazione risultano più bassi a Bologna, Firenze, Torino e
Milano, mentre sono stati più' elevati a Roma, Genova, Napoli e
Palermo".
Tornando ai prezzi, la differenza che c'è tra il calcolo
grezzo, che si evince dagli annunci, e quello a parità di
condizioni (+3,3% contro +2,2%) è segno della "ricomposizione
dell'offerta in favore delle abitazioni di minore dimensione,
arredate e in un migliore stato di conservazione; a queste
caratteristiche si associano infatti più elevati canoni di
locazione al metro quadro". Insomma il rincaro ha interessato il
'top di gamma', la tipologia di casa più richiesta e quindi più
salata.
Tutto ciò si riflette sul "saggio medio di rendimento delle
abitazioni", che nel triennio sotto osservazione è salito.
Insomma se vendere casa di quest'epoca non è cosa molto
conveniente - l'Istat rileva cali nelle quotazioni anche a
inizio 2019 - affittarla può essere più remunerativo.(ANSA).