A fine 2019 sono stati oltre 7
milioni gli italiani che hanno scelto di investire in Fondi
Comuni italiani: cresce la quota delle donne, scende quella dei
più giovani, oltre la metà risiedono nel Nord. È questa la
fotografia scattata dall'analisi condotta annualmente da
Assogestioni (sono 62 le società associate, tra le quali anche
BancoPosta Fondi SGR), dove si è confermato per l'anno passato
un dato positivo e in linea con gli anni precedenti, grazie
anche al successo registrato dai fondi PIR (Piani Individuali di
Risparmio).
La ricerca ha analizzato il mercato in riferimento ad
alcune macroaree riguardanti i sottoscrittori quali: le
caratteristiche anagrafiche, la distribuzione geografica e le
modalità di investimento. Come detto, a fine 2019 gli
investitori in quote di fondi comuni sono stati circa 7 milioni,
meno dei 9 milioni dei primi anni Duemila, ma circa il 50% in
più di quelli risultanti a fine 2013. Negli anni l'incidenza del
numero dei sottoscrittori sul totale della popolazione italiana
residente è passata dal 17% del periodo 2002-2003 al minimo del
9% nel 2012, per risalire al 12% a fine 2019.
E' continuato anche l'anno scorso il costante aumento della
percentuale di donne che hanno investito in fondi comuni: da
neanche il 42% nel 2002 si è arrivati a oltre il 47% nel 2019,
confermando quindi un importante trend di riequilibrio tra i
generi. Nello stesso tempo è aumentata anche l'età media dei
sottoscrittori, passata dai 51 anni del 2002 ai 60 anni di fine
2019. Dal 2002 la quota dei sottoscrittori di età compresa tra i
26 e i 35 anni e scesa dal 15% al 6%, quella degli investitori
più anziani (oltre i 75 anni) è invece cresciuta passando dal 9%
al 20% circa. In termini di are geografiche, il Nord si è
confermato ai vertici della classifica con il 65% degli
investitori in fondi, fattore questo che riflette la
ripartizione della ricchezza che è storicamente maggiore nelle
regioni del Nord Italia.
Infine, riguardo la preferenza degli italiani si confermano
al vertice i fondi flessibili che hanno registrato la dinamica
di crescita più pronunciata e a fine 2019 hanno rappresentato la
scelta principale del 36% dei sottoscrittori. Il successo è
attribuibile allo sviluppo dell'offerta
e alla continua innovazione di prodotto delle SGR italiane, che
nel tempo hanno puntato sempre di più su questi strumenti capaci
di offrire un'asset allocation completa in un singolo prodotto.
I fondi obbligazionari, invece, da sempre molto presenti nelle
scelte degli investitori italiani con punte superiori al 40% dei
sottoscrittori, hanno evidenziato negli ultimi cinque anni un
vistoso calo, attestandosi al 24% nel 2019, come conseguenza del
basso rendimento di questa
asset class. L'incremento registrato negli ultimi tre anni dai
sottoscrittori che investono in fondi bilanciati, invece, è
dovuto sostanzialmente all'effetto PIR (incentivati
fiscalmente).
Riproduzione riservata © Copyright ANSA