Agli italiani immigrati all'estero
"stiamo cominciando a pagare delle pensioni di importo più
importante. Parliamo di medici, di ingegneri, di manager, di
professionisti che hanno scelto di trasferirsi all'estero per
rimettersi in gioco, per fare carriera, per avere nuovi sviluppi
e hanno deciso poi di rimanere nel Paese che li ha accolti.
Molti di questi, ad esempio, sono andati nei Paesi in via di
sviluppo, soprattutto gli ingegneri". Lo ha detto Susanna Thomas
della direzione centrale Pensioni dell'Inps a margine del
convegno '@migrazione da fenomeno sociale a fattore identitario,
a palazzo Wedekind, a Roma.
"Trovo molto interessante evidenziare che tra questi ci sono
anche le donne - ha aggiunto -. Le donne prima si trasferivano
soltanto al seguito del padre, del compagno e invece ora vanno
in autonomia. Il tetto di cristallo a molte impedisce di fare
carriera e la trovano all'estero, dove poi rimangono".
A questo si aggiunge il lavoro digitale: "persone che molte
volte hanno 40-50 anni, perché non sono soltanto i giovani - ha
proseguito Thomas -, hanno deciso di lasciare il lavoro che
facevano normalmente e reinventarsi. Adesso si sta ponendo il
tema di garantire da un punto di vista previdenziale anche
questa tipologia di nuovi lavori".
Quanto al fenomeno degli stranieri che, dopo aver lavorato in
Italia, scelgono di tornare nel proprio Paese d'origine, "è un
trend in fortissima crescita - ha spiegato - è facile immaginare
che continuerà a aumentare e vale a questo punto chiedersi il
motivo per cui questi stranieri che hanno vissuto da noi per
anni, perché hanno maturato in Italia un diritto a pensione,
decidono poi di fare rientro. E noi parliamo di rientri in paesi
africani come il Senegal, il Marocco, il Ghana, la Nigeria,
Paesi asiatici, lo Sri Lanka, le Filippine, l'India, Pakistan,
Bangladesh. Paesi che rispetto allo stile di vita italiano, alla
qualità, potrebbero proporre dei problemi a chi rientra, perché
parliamo di una qualità della vita differente".
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