(di Sara Bonifazio)
I tassi scendono ormai da un anno e
l'alleggerimento sui mutui per le case ma anche sui
finanziamenti alle imprese è notevole, un punto percentuale da
dicembre 2023. L'Abi non può che augurarsi che la Bce continui
su questa strada ma la Banca centrale deve contemporaneamente
fare i conti con l'inflazione e i cambi.
In media, secondo il rapporto mensile Abi, a ottobre il tasso
sulle nuove operazioni per acquisto di abitazioni è diminuito al
3,28%, rispetto al 3,31% di settembre 2024 e in calo rispetto al
4,42% di dicembre 2023. Un altro elemento significativo,
sottolineato dal vice direttore generale vicario dell'Abi
Gianfranco Torriero è la altrettanto consistente diminuzione del
tasso medio sui finanziamenti alle imprese, dal 5,45% di
dicembre al 4,60% di ottobre. Nell'ultimo mese, in particolare,
si è registrata una diminuzione dello 0,30 per cento.
L'Abi inquadra la tendenza nell'orizzonte dell'andamento dei
tassi medi di mercato con uno sguardo agli ultimi movimenti.
Nelle ultime due settimane il tasso Euribor a 3 mesi è stato in
media del 3,04% (3,17% era la media di ottobre), 96 punti base
in meno rispetto al valore massimo registrato a ottobre 2023. Il
tasso dei Bot a sei mesi è stato del 2,95% (2,99% a ottobre); il
tasso Irs a 10 anni (molto usato nei mutui) è stato del 2,39%
(2,43% a ottobre). I dati sui futures "ci fanno ritenere che ci
potrebbe essere un ulteriore taglio" ed "è sicuramente una cosa
auspicabile" commenta Torriero, anche se sottolinea che l'Abi
non fa direttamente stime. E' un'evidenza però che "stiamo
registrando un Euribor che fa presumere che anche a dicembre ci
possa essere ulteriore taglio" e, commenta, "un allentamento
della politica monetaria è fondamentale per dare certezza a chi
vuole investire".
La crescita economica è ancora debole, nonostante il dato
migliore delle attese (+0,4%) dell'area euro nel terzo trimestre
e la Banca centrale europea è fiduciosa che l'inflazione
convergerà sul target del 2% nel 2025, nonostante resti un punto
interrogativo sull'andamento nel settore dei servizi. "Il
principale punto interrogativo è il motivo di questa crescita
così fragile. E qui un fattore chiave è l'evoluzione dei
consumi", ha sottolineato vicepresidente della Bce, Luis de
Guindos, durante un dibattito pubblico della Commissione
trilaterale a Madrid.
La Bce ha tagliato i tassi tre volte fra giugno e ottobre, e
un ulteriore taglio è atteso per la riunione di dicembre, quando
Francoforte avrà in mano le nuove proiezioni di crescita e
inflazione al 2027. Le aspettative sui mercati sono per un nuovo
taglio da un quarto di punto che porterebbe il tasso sui
depositi al 3%. Uno scenario più prudente rispetto a un taglio
da mezzo punto, sul quale pesano anche le recenti parole del
presidente della Fed, Jay Powell, che di fronte alla tenuta
dell'economia americana ha detto che non c'è fretta di tagliare
ancora i tassi.
La Bce potrebbe anticipare, con una mossa più decisa sui
tassi, il probabile impatto negativo che arriverebbe se
l'amministrazione Trump metterà in pratiche le minacce di nuovi
dazi alle importazioni dall'Europa. Prezzi più alti sul mercato
americano ridurrebbero la competitività delle merci europee ma
se nel contempo, è il ragionamento, il dollaro si rafforzasse
contro l'euro, i prezzi per gli americani ne risulterebbero per
altra via diminuiti: un' 'arma valutaria' in una 'guerra
commerciale'.
Ma la Bce non può discostarsi troppo dagli orientamenti della
Fed: di fronte al differenziale di crescita economica, l'euro è
già in deciso calo ai minimi di un anno sul dollaro, con diversi
investitori che guardano alla parità nei prossimi mesi.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA