Ad eccezione del Molise, è
diminuita in tutte le regioni d'Italia la dimensione
dell'economia "non osservata" o meglio nota come sommersa,
quella dei redditi non dichiarati, del lavoro nero e irregolare
e delle altre attività non dichiarate. Lo afferma l'Ufficio
studi della Cgia di Mestre (Venezia) sulla base degli ultimi
dati disponibili riferiti al 2021, che a livello nazionale
toccano i 201,6 miliardi di euro, con una incidenza percentuale
sul Pil del 10,1%, contro i 195 del 2019, che incidevano sul Pil
per il 10,8%.
In valore assoluto, le contrazioni più importanti hanno
riguardato il Lazio, con -2,2 miliardi, la Lombardia con -1,9
miliardi, la Campania con -1 miliardo e la Toscana con -943
milioni di euro.
· Ci sono due unità di misura per valutare il peso
dell'economia non osservata, in valore assoluto o in percentuali
sul valore aggiunto regionale. Per la prima modalità, il
fenomeno si concentra nelle regioni settentrionali che
tendenzialmente hanno un maggior numero di abitanti e un livello
di ricchezza prodotta superiore alla media. L'impatto più
elevato si registra così in Lombardia, con 31,3 miliardi. Segue
il Lazio con 20,9, la Campania con 18, il Veneto con 15 e
l'Emilia Romagna con 14,8. Per incidenza di questa piaga sociale
ed economica sul Pil regionale, la realtà più investita è la
Calabria con il 19,2%. Seguono la Campania con il 18%, la Puglia
con il 17,6%, la Sicilia con il 17,3%, la Sardegna e il Molise
con il 16,3% ciascuna.
Anche la stima dell'evasione fiscale, intesa come imposte,
tasse e contributi non pagati, è in calo. Secondo i dati del
Mef, nel 2021 (ultimo dato disponibile) è scesa a 82,4
miliardi, di cui 72 riconducibili alle entrate tributarie e 10,4
ai contributi. Il dato complessivo rispetto al 2019 è diminuito
di ben 17,8 miliardi (-17,8%).
Gli strumenti che hanno assicurato questi ottimi risultati,
per la Cgia sono in primo luogo l'applicazione della cosiddetta
compliance; in secondo luogo l'introduzione della fatturazione
elettronica e l'obbligo dell'invio telematico dei corrispettivi;
in terzo luogo gli effetti dello split payment in capo a chi
lavora con la Pubblica Amministrazione e del reverse charge per
le aziende che operano, in particolare, nel settore delle
costruzioni.
"Per contrastare maggiormente l'evasione - sottolinea
l'associazione artigiana - bisogna continuare nella diminuzione
del carico fiscale complessivo, ed essere inflessibili con chi è
completamente sconosciuto al fisco. Ovviamente, bisogna essere
altrettanto decisi nei confronti di coloro che, sebbene
'targati', fanno i furbi. Tutto questo, comunque, senza essere
costretti ad inasprire la disciplina penale tributaria con
l'intento giustizialista di gettare in galera gli evasori e
buttare la chiave. Nel frattempo, riteniamo che per ridurre
l'infedeltà fiscale e allinearci agli standard dei paesi europei
sia auspicabile mettere a punto in tempi rapidi un fisco meno
aggressivo, più semplice, più trasparente e più equo, premiando
chi produce, chi crea occupazione e genera ricchezza.
Garantendo, allo stesso tempo - conclude la nota - un gettito
sufficiente a far funzionare la macchina dello Stato e per
aiutare chi si trova in difficoltà".
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