"Occorre iniziare a pensare a una
riforma del sistema previdenziale a medio-lungo termine e non
più a breve". A parlare a tutto campo di pensioni su
Affaritaliani.it è Massimo Garavaglia, presidente leghista della
Commissione Finanze del Senato, ex ministro ed esperto economico
del partito.
"Nei fatti - aggiunge - la Legge Fornero ormai è superata.
Per tre motivi. Primo: dal 1996 con la riforma Dini le pensioni
sono totalmente contributive, tot si versa e tot si prende e
quindi entro 10 anni le pensioni saranno totalmente
contributive. In sostanza l'aspetto finanziario della
sostenibilità del sistema va matematicamente a risolversi.
Secondo motivo: l'età in cui le persone hanno iniziato a
lavorare sale di anno in anno e ormai moltissimi hanno
cominciato dopo aver conseguito la laurea e quindi aggiungendo
40-42 anni di contributi si arriva ai 67 anni di età della
Fornero. Sono infatti sempre meno le persone che hanno iniziato
a lavorare prima dei vent'anni. Terzo motivo: il mondo sta
cambiando e il problema non è più finanziario, ma di carattere
sociale, il tema vero tra qualche anno sarà quello di garantire
i servizi. E quindi bisogna interrogarsi su quanta gente attiva
al lavoro c'è e già si vede nella sanità questo problema".
"Alla luce di queste considerazioni - spiega Garavaglia - di
anno in anno la classe di età che va in pensione danneggiata
dalla Fornero è sempre inferiore, infatti lo si nota dal fatto
che in pochi usufruiscono delle salvaguardie. La Lega ha tappato
molti buchi fatti dalla Fornero, una legge fatta in fretta è
sempre fatta male. Ma, matematicamente, il tema va a scemare.
Che fare dunque? Ecco le mie soluzioni, che ho condiviso, ma che
sono una mia proposta. Primo: continuare con il sistema delle
salvaguardie per limitare i danni della Legge Fornero che
comunque come detto sono sempre meno e affrontare il tema vero e
cioè non quando si va in pensione, ma quanto si percepirà come
soldi visto che sarà tutto contributivo. La proposta del
ministro Zangrillo di incentivare chi resta al lavoro nella
Pubblica Amministrazione, che riprende la norma Maroni, andrebbe
a mio avviso estesa a tutti anche al settore privato".
"Massima libertà: se una persona raggiunge l'età per andare
in pensione ha il sacrosanto diritto, se vuole, di restare al
lavoro", sottolinea Garavaglia. E quale sarebbe l'incentivo?
"Dal momento in cui si matura il diritto alla pensione non si
versano più contributi così lo stipendio è più alto e risparmia
anche il datore di lavoro. Secondo me questa è una norma da
mettere a regime per tutti, nel pubblico e nel privato e che fa
contenti tutti". "Altro tema è come aumentare il montante
contributivo altrimenti versando poco si avranno pensioni basse.
Nel Conte I, come Lega, avevamo introdotto il riscatto della
laurea agevolato e questa norma si può ripresentare e migliorare
ulteriormente attraverso alcuni aspetti tecnici. Secondo punto,
anche questo fatto con il Conte I dalla Lega, è la pace
contributiva che è messa a regime per coprire volontariamente i
buchi. Si aumenta il montante, si aumentano le pensioni che si
prenderanno in futuro. Altra cosa ancora è quella di potenziare
il pilastro dei fondi pensione, di categoria e anche privati.
C'è una proposta della Lega sul tfr giustissima in tal senso e
proporrei che chi aderisce a un fondo pensione e quindi attiva
il secondo pilastro previdenziale guadagna due anni di pensione,
cioè può, se vuole, smettere due anni prima di lavorare. In che
modo? Versando gli ultimi due anni di contributi coprendo quel
buco verso la fine del ciclo lavorativo. Tutto ciò è coerente
con la riforma Dini del 1996, non ha alcun impatto finanziario
per l'Inps e garantisce pensioni più dignitose".
Infine, Garavaglia fa un'ultima considerazione: "Serve
massima attenzione alle proposte di rivalutazione delle pensioni
minime. Un conto sono quelle basse ma con i contributi versati e
un conto sono quelle sociali". "Chi ha lavorato non va
penalizzato e per legge va introdotta una garanzia che premi di
più le pensioni basse da lavoro altrimenti se si prendono gli
stessi soldi le persone non sono nemmeno incentivate a lavorare
nella loro vita", conclude il presidente della Commissione
Finanze di Palazzo Madama.
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