"Un tema che affrontato se vogliamo
aumentare i salari, in Italia, si chiama 'fisco'. Perché -
sottolinea il leader della Cgil, Maurizio Landini - quando in un
paese l'Irpef la pagano solo i lavoratori dipendenti e i
pensionati, siamo di fronte ad un sistema che anche se mi
aumenti il lordo io continuo ad avere un netto che non tutela il
potere d'acquisto. E un'altra battaglia da fare con un governo,
lo dico in modo molto esplicito, che sta andando da un'altra
parte, con grandi marchette elettorali sul fisco, non con
un'idea vera di riforma fiscale di sostegno al lavoro e di
sostegno alle imprese".
Landini lo sottolinea partecipando alla Festa del fatto
Quotidiano. E si sofferma anche sul nodo del rinnovo dei
contratti nel settore pubblico: "L'inflazione dal 2022 al 2024 è
stata del 17%. Il Governo nella legge di bilancio che finora ha
presentato, vedremo per quella nuova cosa farà, ha messo risorse
per rinnovare i contratti al 5%. Allora io faccio una domanda
molto banale: il sindacato deve firmare col Governo un contratto
dove i salari aumentano del 5% quando l'inflazione è da
recuperare il 17%? Perché se io firmassi un accordo di quel
genere - rileva - sono io che programmo la riduzione del valore
reale dei salari. Mettiamoci d'accordo: i contratti nazionali di
lavoro sono quello strumento che deve almeno tutelare il potere
d'acquisto dei salari? Allora bisogna pensare che l'aumento dei
salari deve avere questa funzione".
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