Un settore che rallenta, sentendo
il peso dell'inflazione e della crisi economica, ma che tiene,
con il secondo quadrimestre 2023 che ha visto un aumento delle
chiusure dell'1%. È uno dei dati emerso durante il Retail Summit
organizzato da Confimprese a Milano, dove però viene
sottolineato anche come sull'anno in corso stima una crescita
netta del numero dei punti vendita di 2.900 unità rispetto al
2022, di cui 1.650 nel II semestre, equamente divisi tra diretti
e in franchising.
"Nonostante il successo dell'online e sia pure nelle
difficoltà che il Paese sta attraversando, il retail da segnali
di positività. Le nostre insegne hanno reso più vivi i centri
città e i centri commerciali aprendo una media di circa 1000
negozi dal 2019 al 2022. Il 2021 è stato un anno di
razionalizzazione per il retail, messo in ginocchio dalla
pandemia e dalle chiusure prolungate degli esercizi
commerciali, mentre il 2022 si è aperto con una maggiore
consapevolezza sulla strategia da seguire per il rafforzamento
della rete distributiva. Eventuali rallentamenti nei piani di
sviluppo si vedranno nel 2024" ha dichiarato Mario Resca,
presidente Confimprese.
Come detto, il trend di chiusura di punti vendita si conferma
debole nel II semestre 2023. Le cause delle chiusure rimangono
legate alla riduzione dei ricavi per 6 aziende su 10, mentre il
40% ha in programma interventi di razionalizzazione della rete
distributiva, mentre quelle dettate dall'eccessiva onerosità
della location calano di circa il 20% rispetto a quanto
registrato nel I semestre 2023.
Nei canali di vendita, si conferma la strategia riscontrata
nel I semestre 2023 con una predominanza di retailer di
abbigliamento-accessori pari al 91% e della ristorazione (80%),
mentre le vie dello shopping e i negozi di prossimità sono il
canale privilegiato per l'80% degli operatori di altro retail.
L'ultimo dato, che preoccupa, è la mancanza di personale che
rischia di penalizzare lo sviluppo distributivo, con 3 mila
persone che mancano ai negozi.
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