(ANSA) - TORINO, 04 GEN - Due euro al litro: è questo il
livello che, anche a Torino e in Piemonte, ritornano a sfiorare
i prezzi di benzina e gasolio in questi primi giorni dell'anno;
la decisione del governo di reintrodurre la quota piena delle
accise determina, infatti, un aumento di 30 centesimi su un
litro di carburante rispetto allo scorso marzo (quando ci fu il
primo taglio delle accise) e di 18 centesimi rispetto a
dicembre. Un'altra stangata da quasi mezzo miliardo di euro per
le famiglie piemontesi. Secondo le stime dell'ufficio studi di
Confesercenti, in media i rincari incideranno, su base annua,
per 300 euro a famiglia rispetto a marzo 2022; e ogni pieno
costerà 15 euro in più rispetto a 10 mesi fa. Il ripristino
delle accise piene nel 2023 avrà un impatto inflattivo dello
0,4% e costerà ai piemontesi 450 milioni di euro.
"Considerato che siamo ancora in piena crisi energetica e che
la guerra continua, c'è il rischio concreto di nuove impennate
delle quotazioni sui mercati internazionali, con ulteriori
aggravi per famiglie e imprese.Invano abbiamo sperato che la
riduzione delle accise, pur decisa sull'onda dell'emergenza,
potesse diventare permanente e strutturale" dice Enzo Nettis,
presidente di Faib-Confesercenti, l'associazione dei gestori. "I
gestori - continua Nettis - non determinano il prezzo. A loro, a
prescindere dal prezzo alla pompa, vanno sempre e soltanto 3,5
centesimi lordi al litro. Con gli aumenti ci perdono tutti: i
consumatori e le imprese, ma anche benzinai perché più cresce il
prezzo meno prodotto si vende. Ci aspettiamo un'urgente
convocazione dal governo, come promesso dal ministro Gilberto
Pichetto Fratin: in ballo c'è il futuro della mobilità del
Paese, della logistica e delle persone, oltre quello di 250 mila
addetti nelle stazioni di servizio, nella raffinazione e
nell'indotto del settore". (ANSA).