"Nove imprese guidate da donne su
dieci ritengono importante adottare misure green per ragioni di
sostenibilità ambientale, e il 47% prevede di fare investimenti
orientati a ridurre gli impatti dell'impresa sull'ambiente per
il triennio 2022-2024. Questa attenzione alla sostenibilità
ambientale da parte delle imprese 'in rosa' si è accentuata dopo
la crisi pandemica e si incrementerà anche alla luce della crisi
generata dal conflitto Russia-Ucraina, soprattutto in relazione
ai temi dell'autonomia energetica".
E' quanto emerge dall'indagine sulle imprese femminili e la
sostenibilità realizzata da Terziario Donna Confcommercio, in
collaborazione con il Centro Studi delle Camere di Commercio
'Guglielmo Tagliacarne', e presentata a Bari in occasione della
quarta tappa della Roadmap "Impresa è Donna".
Secondo lo studio, le imprese green sono più competitive: tra
le imprese guidate da donne che hanno effettuato investimenti in
sostenibilità ambientale, il 45% ha dichiarato di prevedere un
incremento di fatturato nel 2022 rispetto all'anno scorso, il
22% prevede di incrementare il numero dei propri occupati, il
14% prevede un ritorno ai livelli produttivi pre-Covid.
La maggior parte delle imprese eco-investitrici ha avviato
innovazioni che riguardano il processo produttivo più che la
realizzazione di prodotti green. Ma nel corso degli anni è
aumenta la quota di imprese che punta ad entrambe le
innovazioni. Le imprese non eco-investitrici incontrano diverse
barriere che impediscono loro di realizzare investimenti green.
I tre principali ostacoli sono: l'insufficienza di risorse
finanziarie, segnalato da più di un'impresa femminile su tre
(34%) e da un'impresa maschile su cinque (20%); la mancanza di
cultura green segnalata dal 21% delle imprese femminile e dal
28% delle imprese maschili; la scarsa conoscenza delle
agevolazioni pubbliche e alla difficoltà di ottenerle (17% delle
femminili e 22% delle maschili). Le imprese femminili terziarie
mostrano una maggiore attenzione alle tematiche legate alla
sostenibilità sociale, curando maggiormente il rapporto con i
fornitori (31% vs il 27% delle imprese maschili) e con i clienti
(27% vs 16% delle imprese maschili).
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