Le imprese che esportano anche
durante la pandemia hanno retto alle difficoltà mantenendo
immutata al 76% la quota delle società sotto i 50 addetti che
hanno continuato ad esportare. Le prospettive per il biennio
2022-23 vedono ben l'80% del campione confermare la quota di
export, il 16% aumentarla, mentre solo il 4% prevede un
arretramento. E il mercato di riferimento, anche per le Pmi che
si affacciano all'export, sarà quello europeo. A sostenere
questo trend sono la collaborazione di filiera, il credito
commerciale ai clienti fornitori e nuove piattaforme digitali
per una maggiore integrazione tra aziende. Punto di forza è
l'innovazione tecnologica.
Sono queste le indicazioni raccolte nell'ultimo Market Watch
Pmi di Banca Ifis, realizzato dall'istituto in collaborazione
con Format Research ascoltando un campione rappresentativo di
oltre 500 piccole e medie aziende italiane. Dai dati emerge che
la pandemia non ha intaccato la forza dei prodotti italiani sui
mercati esteri che tuttavia restano prevalentemente ancorati al
mercato europeo. Una geografia di vicinanza che sembra si
manterrà anche i prossimi anni.
La crescita oltre confine sarà prevalentemente trainata da
un aumento della domanda dei Paesi esteri (per il 62% del
campione), dal miglioramento delle relazioni internazionali
(49%) e dal brand Made in Italy (31%). Se il 70% delle PMI
conferma che continuerà a presidiare i mercati internazionali su
cui già opera, il restante 30% andrà oltre, sondando nuove
opportunità su diverse geografie.
La ricerca di fornitori sul territorio, la co-progettazione
con i clienti ma soprattutto il credito commerciale e le
piattaforme digitali sono ai primi posti delle risposte degli
imprenditori e i cardini della collaborazione di
filiera. Il report stima un aumento dal 39% al 46% delle aziende
che stringeranno accordi per ottenere crediti commerciali.
Significativa anche la quota di PMI che collaborerà per
implementare piattaforme integrate per facilitare la
comunicazione fornitore-cliente, destinata a salire dal 19% del
2019 al 35% nel prossimo biennio.
L'innovazione tecnologica e la collaborazione tra imprese
sono due driver fondamentali per facilitare il supporto
finanziario lungo tutta la filiera. Banca Ifis, nata nel 1983
come operatore specializzato nel
factoring ha deciso di digitalizzare e automatizzare l'intero
processo della Supply Chain Finance con la creazione di
Ifis4business, una piattaforma digitale nata per facilitare la
vita all'imprenditore. Un online banking "a
misura di impresa" che abilita tutta la clientela presente
nell'intera filiera factoring a un'esperienza interamente
digitale, senza mai dimenticare il valore della relazione umana
e di fiducia.
Sul fronte import la dipendenza dall'estero resta stabile.
Nell'ultimo biennio le PMI hanno saputo adeguarsi al cambiamento
ed efficientarsi, superando i problemi relativi alle catene di
approvvigionamento, tanto che rimane quasi invariata, prima e
post lockdown, la percentuale di imprese legate a fornitori
esteri (da 47% a 46%) che si rivolgono soprattutto all'UE (70%
dei casi) per soddisfare il proprio fabbisogno di materie prime
e componenti. Un quadro che non appare destinato a cambiare nel
prossimo biennio: secondo il 93% delle aziende intervistate, da
qui al 2023, non ci saranno modifiche al modello import: appena
il 2% si aspetta un calo mentre un 5% ipotizza un aumento degli
approvvigionamenti sui mercati esteri, in relazione alla
difficoltà di reperire forniture sul territorio
nazionale (61%) e a prezzi delle materie prime più competitivi
al di fuori dei confini (45%)
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