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Pmi: Covid non frena l'export, punto di forza la tecnologia

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Pmi: Covid non frena l'export, punto di forza la tecnologia

Banca Ifis: per vincere strategici filiera,credito,digitale

ROMA, 28 ottobre 2021, 09:36

Redazione ANSA

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Le imprese che esportano anche durante la pandemia hanno retto alle difficoltà mantenendo immutata al 76% la quota delle società sotto i 50 addetti che hanno continuato ad esportare. Le prospettive per il biennio 2022-23 vedono ben l'80% del campione confermare la quota di export, il 16% aumentarla, mentre solo il 4% prevede un arretramento. E il mercato di riferimento, anche per le Pmi che si affacciano all'export, sarà quello europeo. A sostenere questo trend sono la collaborazione di filiera, il credito commerciale ai clienti fornitori e nuove piattaforme digitali per una maggiore integrazione tra aziende. Punto di forza è l'innovazione tecnologica.
    Sono queste le indicazioni raccolte nell'ultimo Market Watch Pmi di Banca Ifis, realizzato dall'istituto in collaborazione con Format Research ascoltando un campione rappresentativo di oltre 500 piccole e medie aziende italiane. Dai dati emerge che la pandemia non ha intaccato la forza dei prodotti italiani sui mercati esteri che tuttavia restano prevalentemente ancorati al mercato europeo. Una geografia di vicinanza che sembra si manterrà anche i prossimi anni.
    La crescita oltre confine sarà prevalentemente trainata da un aumento della domanda dei Paesi esteri (per il 62% del campione), dal miglioramento delle relazioni internazionali (49%) e dal brand Made in Italy (31%). Se il 70% delle PMI conferma che continuerà a presidiare i mercati internazionali su cui già opera, il restante 30% andrà oltre, sondando nuove opportunità su diverse geografie.
    La ricerca di fornitori sul territorio, la co-progettazione con i clienti ma soprattutto il credito commerciale e le piattaforme digitali sono ai primi posti delle risposte degli imprenditori e i cardini della collaborazione di filiera. Il report stima un aumento dal 39% al 46% delle aziende che stringeranno accordi per ottenere crediti commerciali.
    Significativa anche la quota di PMI che collaborerà per implementare piattaforme integrate per facilitare la comunicazione fornitore-cliente, destinata a salire dal 19% del 2019 al 35% nel prossimo biennio.
    L'innovazione tecnologica e la collaborazione tra imprese sono due driver fondamentali per facilitare il supporto finanziario lungo tutta la filiera. Banca Ifis, nata nel 1983 come operatore specializzato nel factoring ha deciso di digitalizzare e automatizzare l'intero processo della Supply Chain Finance con la creazione di Ifis4business, una piattaforma digitale nata per facilitare la vita all'imprenditore. Un online banking "a misura di impresa" che abilita tutta la clientela presente nell'intera filiera factoring a un'esperienza interamente digitale, senza mai dimenticare il valore della relazione umana e di fiducia.
    Sul fronte import la dipendenza dall'estero resta stabile.
    Nell'ultimo biennio le PMI hanno saputo adeguarsi al cambiamento ed efficientarsi, superando i problemi relativi alle catene di approvvigionamento, tanto che rimane quasi invariata, prima e post lockdown, la percentuale di imprese legate a fornitori esteri (da 47% a 46%) che si rivolgono soprattutto all'UE (70% dei casi) per soddisfare il proprio fabbisogno di materie prime e componenti. Un quadro che non appare destinato a cambiare nel prossimo biennio: secondo il 93% delle aziende intervistate, da qui al 2023, non ci saranno modifiche al modello import: appena il 2% si aspetta un calo mentre un 5% ipotizza un aumento degli approvvigionamenti sui mercati esteri, in relazione alla difficoltà di reperire forniture sul territorio nazionale (61%) e a prezzi delle materie prime più competitivi al di fuori dei confini (45%)
   

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