Le start-up attive nel settore
dell'energia ammontano attualmente a 1.474 con un tasso di
crescita medio annuo del 70% per un impatto economico contenuto
tra i 150 e gli oltre 534 milioni. Si trovano prevalentemente al
nord con il 52%, seguite dal Sud con il 26% e il Centro con il
restante 21.
I dati emergono dal rapporto sull'innovazione energetica
dell'Istituto per la Competitività (I-Com) presieduto
dall'economista Stefano da Empoli.
Se si guarda alle regioni, a fare la parte del leone è la
Lombardia nella quale trovano sede 314 start-up energetiche,
pari al 21% di quelle esistenti nel complesso nel nostro Paese
seguita da Lazio con 143 piccole imprese specializzate nel campo
dell'energia mentre il terzo la Campania con 142.
Il 90% - pari a 1.329 piccole imprese innovative del settore
è specializzato nella ricerca scientifica e nello sviluppo
mentre le altre si occupano per lo più della fabbricazione di
apparecchiature elettriche ed elettroniche, di autoveicoli,
rimorchi e semirimorchi. Inoltre solo il 4,2% delle start-up
energetiche ha un capitale superiore a 250.000 euro e quelle con
un valore della produzione considerevole - superiore a 500.000
euro - sono poche, pari al 9,5% del totale. Inoltre è ancora
ridotto l'impatto in termini occupazionali. L'Italia inoltre è
ancora indietro sui brevetti. Nel 2017 le domande di brevetto in
campo energetico provenienti dal nostro Paese sono state appena
881, lo 0,8% del totale a livello globale.
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