La spinta all'innovazione della
rivoluzione 4.0 ha aperto nuove opportunità alle imprese,
generando l'offerta di prodotti e servizi inediti e decretando
la nascita di nuovi profili professionali in grado di
interpretare i potenziali di sviluppo e di cambiamento. Nel 2016
"sono stati più di 62.000 i posti di lavoro vacanti nel campo
dell'Ict (Information and Communications Technology), un dato in
aumento del 30% rispetto al 2015". Questi i principali risultati
del focus Censis Confcooperative '4.0 la scelta di chi già
lavora nel futuro' presentato oggi da Andrea Toma (Fondazione
Censis) e Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative. La
maggiore concentrazione di richieste da parte delle imprese si
osserva per la figura del developer, lo sviluppatore di
applicazioni web, "con oltre 26 mila vacancies presentate, un
incremento del 23,8% fra il 2015 e il 2016 e una quota sul
totale dei profili più richiesti del 42,5%. Segue a distanza la
figura dell'analista di sistemi informativi con 8.800 richieste
e un differenziale del 29,6% sul 2015", continua lo studio
Censis Confcooperative.
In termini di peso relativo, oggi in Italia, "su 100 occupati
3,3 sono riconducibili alle professioni Ict, mentre solo 1 su
100 è un professionista Ict ad elevata qualificazione", fa
notare lo studio. In termini assoluti, invece, l'occupazione
nelle professioni Ict ha raggiunto nel 2016 "le 755 mila unità,
con un incremento di 82mila addetti rispetto al 2011: in sei
anni, mentre l'occupazione totale rimaneva pressoché
stazionaria, nel perimetro delle professioni Ict gli addetti
sono aumentati del 12,2%". Gli specialisti di questo settore
"sono oggi 234 mila, con un incremento di circa 80 mila nei sei
anni considerati: fra il 2011 e il 2016, sono cresciuti del
52%", continua lo studio.
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