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Economia

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Responsabilità editoriale di ADVISOR, testata edita da Open Financial Communication

Borse, gli asset “sicuri” hanno perso più di quelli “a rischio”. Anche nel 2023?

È un paradosso che sui mercati non si vedeva da decenni. Due asset, azioni e obbligazioni, in teoria inversamente correlati (se il valore di uno sale quello dell’altro scende) nel 2022 sono affondati assieme. Di più: le azioni, in teoria le più volatili e rischiose, hanno sovraperformato i titoli di Stato in tutta Europa. A volte in maniera eclatante. Questo fenomeno potrebbe ripetersi quest’anno? Si chiede Alessandro Tentori, chief investment officer di AXA Investment Managers Italia.

 

Per l’esperto di AXA IM solo fino a pochi mesi fa i mercati erano abituati a gestire il rischio attraverso il “filtro” delle banche centrali, che tra l’altro iniettavano nel sistema liquidità non necessaria. Oggi quel mondo non esiste più. «E di conseguenza si stanno riprezzando i premi al rischio, sia sull’azionario che sull’obbligazionario - continua Tentori - . A questo si aggiunge l’inflazione, la “grande mietitrice” che livella il reddito disponibile in tutto il mondo, senza guardare in faccia a nessuno. E che costringe le banche centrali a una stretta monetaria eccezionale, riprezzando soprattutto il fixed income, da anni adagiato in un “new normal” di tassi sottozero (si era arrivati ad avere oltre il 20% delle obbligazioni mondiali con rendimenti negativi)».

 

Il 2023 promette di essere ancora un anno di transizione, con mercati turbolenti. «Le banche centrali restano molto determinate - spiega Tentori - ribadendo in ogni occasione che la stretta continuerà fino a quando l’inflazione non verrà domata. Washington e Francoforte, del resto, sono sempre state chiare: tra l’instabilità dei prezzi e la disoccupazione, il male minore è la seconda».

 

«Al rialzo dei tassi si aggiunge poi il tema della riduzione dei bilanci di Fed e Bce - prosegue Tentori- che potrebbe drenare altra liquidità. Un tema molto sentito soprattutto a Francoforte, fino a ieri la principale compratrice dei titoli di Stato dell’Eurozona ma che ora sta pianificando di ritirarsi». La scomparsa del prezioso sostegno della Banca Centrale Europea in fase di acquisto contribuirà a riprezzare i rendimenti dei titoli di Stato periferici, primi tra tutti quelli dell’Italia. 

 

In un 2023 che promette ancora turbolenze l’attenzione dei mercati si concentrerà sull’entità e soprattutto sul timing della frenata economica: questa potrebbe infatti rappresentare il punto di svolta per la progressiva fine della transizione e l’approdo a un “new normal” (anche se molto diverso da quello dello scorso decennio). Ma quando sapremo se sarà recessione e di che portata?

 

«Negli Usa un eventuale rallentamento diventerà palese solo nella seconda metà dell’anno, dalla fine del secondo trimestre - sottolinea il cio di AXA IM Italia -. In Europa, invece, dagli indici di fiducia si scorgono già i segnali di una flessione del ciclo, che probabilmente diventerà palese nel primo trimestre di quest’anno».
E nel 2024? Una volta passata la fase di transizione si tornerà a un mercato più stabile, con meno leva finanziaria. Questo potrebbe riportarci alla normale dinamica di crescita di equity e fixed income, con passi differenti. 

 

In ogni caso una cosa è certa: in appena un anno, il mondo è completamente cambiato, conclude Tentori. Tassi negativi e fiumi di liquidità sono stati consegnati alla storia. Di conseguenza è indispensabile aggiustare il proprio portafoglio, se necessario con l’aiuto di un consulente professionale.

 

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