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Coronavirus: Ismea, carni e vino le filiere più toccate

Coronavirus: Ismea, carni e vino le filiere più toccate

Ma su tutte pesa la chiusura del canale della ristorazione

ROMA, 30 marzo 2020, 19:26

Redazione ANSA

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Soffre il comparto delle carni che insieme a quello del vino è tra quelli che accusano maggiormente un calo delle vendite. A risentire meno della crisi, invece, è l'olivicoltura essendo tra i meno attivi in questo periodo dell'anno. E' a macchia di leopardo la situazione che stanno vivendo le filiere agricole, come emerge dal borsino realizzato dal Report Ismea, dove a pesare su tutti i comparti complessivamente è la chiusura del canale della ristorazione. Partendo dalla carni, il comparto avicunicolo, conigli in primis, essendo una filiera integrata e poco dipendente dall'estero sta registrando un aumento degli acquisti. Diverso l'andamento del comparto bovino che non riesce a soddisfare la domanda dei consumi domestici, mentre ha un'eccedenza di tagli destinati all'Horeca e all'export più che agli scaffali della Gdo. Nella filiera suinicola la produzione cala del 20% per la chiusura dei macelli per misure di sicurezza ma anche del canale Horeca che assorbe circa un quarto della produzione. Nel settore lattiero caseario, la situazione è particolarmente critica per formaggi e latte freschi, la cui breve shelf life si scontra con le difficoltà logistiche e distributive e con l'assenza di domanda di bar, pasticcerie, gelaterie; un problema che affligge soprattutto le aree di maggior produzione che sono anche le più colpite, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna. Regolate per ora la filiera ortofrutticola ma dovrà presto fare i conti con la carenza di lavoratori stranieri e i problemi relativi al trasporto su gomma. Sul settore vitivinicolo pesa molto il fermo del canale Horeca, mentre non si registrano difficoltà per l'olio di oliva. Diverso il caso della filiera cerealicola, dove l'emergenza pone le industrie di trasformazione sul fronte dell'approvvigionamento della materia prima molto vulnerabili, soprattutto per il prodotto importato che, viaggiando via terra, è più soggetto a misure restrittive. Ancora più critico è il contesto per i mangimifici e per gli allevamenti, dove non è possibile fare scorte in abbondanza.
   

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