Arriva il quarto taglio dei tassi della Bce dall'inizio della fase espansiva iniziata a giugno, ma nel Consiglio i governatori hanno già guardato al 'dopo'. Con un confronto fra le colombe che puntano a un ritmo più deciso di riduzione del costo del denaro di fronte alle incognite di Trump, dei dazi e dell'instabilità politica in Francia, e i falchi che chiedono prudenza.
In programma sul tavolo dei banchieri centrali oggi c'è un probabile, ulteriore calo da 25 punti base del tasso sui depositi, che scenderebbe così al 3% dal 3,25% attuale. Una decisione data praticamente per certa dai mercati, anche se c'è - in netta minoranza - chi scommette su una mossa più decisa da mezzo punto percentuale che probabilmente verrà comunque messa sul tavolo e discussa. A rafforzare l'una o l'altra opzione sono le nuove stime su crescita e inflazione da qui al 2027 che accompagneranno la decisione e che verranno presentate dalla presidente Christine Lagarde. Ci si attende un ulteriore peggioramento del quadro di crescita nonostante il +0,4% del terzo trimestre migliore del previsto: previsioni che validerebbero il raggiungimento in tempi brevi degli obiettivi d'inflazione "sostenibilmente" vicina al 2%.
Numeri che i falchi invitano a considerare con cautela, di fronte al possibile effetto netto inflattivo di una corsa ai dazi sulla base delle promesse di Trump. E avvertono - come fa la consigliera esecutiva Isabel Schnabel - che a rilanciare gli investimenti, negativi in Italia come in Germania nonostante il Pnrr di fronte a una crisi industriale strutturale, non saranno tagli dei tassi ma riforme. Con un ragionamento ulteriore: piuttosto che precipitarsi a tagliare ora, è meglio tenere da parte "prezioso spazio di manovra" per il futuro se le cose dovessero mettersi davvero male. Cautela anche in attesa della Fed, che si riunisce il 18 dicembre e su cui le speranze di un nuovo taglio giusto in tempo per il Natale dovranno fare i conti con i dati sull'inflazione in arrivo domani, 11 dicembre.
Lagarde, tuttavia, dovrebbe soffermarsi ancora una volta sui rischi "al ribasso" e togliere il riferimento, usato fino alla riunione dello scorso ottobre, secondo cui i tassi resteranno restrittivi finché necessario. Messaggi che i mercati leggeranno in filigrana, assieme alla conta dei voti dei membri del Consiglio, per capire fin dove la Bce intende spingersi nei prossimi mesi per sostenere l'economia dell'area euro. Se a un livello neutrale, come vorrebbero i 'falchi' che lo collocano poco al di sopra del 2%. O se scendere al di sotto portando il costo del denaro in area 'espansiva' per stimolare l'economia, come vorrebbero le 'colombe' fra le quali il governatore della Banca d'Italia Fabio Panetta. Anzitutto, è il ragionamento, occorre uscire al più presto dall'attuale assetto ancora restrittivo, oggi rappresentato in Italia dai prestiti a famiglie e imprese in calo a ottobre rispettivamente dello 0,2 e del 3,1% a ottobre. Inoltre - faranno presente le colombe, sono in arrivo venti contrari per l'economia: due guerre ai confini terrestri e marittimi, incertezza politica, un nuovo presidente americano che dice di non voler collaborare con l'Europa.
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