Tim dopo la fiammata in avvio di seduta riduce la portata del rimbalzo (+2,07% a 0,22). Gli analisti hanno avuto le risposte che cercavano sul piano e sul percorso di deleverage e ragionano più freddamente rifacendo i conti, il mercato si aspettava un taglio più consistente del debito e qualcuno, Equita per esempio, riduce il target price a 0,35 euro. L'elemento negativo "è legato agli oneri finanziari che rimangono alti a piano anche nel 2026 (stimiamo 700 milioni) per la complessità di ottimizzare la nuova struttura di capitale (e pensiamo per una certa prudenza)". Qualche dubbio, anche se non viene ritenuto impossibile, viene espresso sul profilo di crescita dell'Ebitda domestico: "piuttosto aggressivo a nostro avviso, anche se molto legato a controllo costi e a crescita di Enterprise, e su capex in leggera crescita e che possono offrire flessibilità per garantire il raggiungimento del target di EBITDA-capex".
Gli analisti riconoscono anche qualche elemento positivo: "il maggior Ebitda domestico 2024 (1,9 miliardi rispetto ai loro calcoli che li portavano a considerare 1,7 miliardi, ndr ) in parte compensa il maggior debito" e "per quanto la generazione di cassa al 2026 sia minore delle attese, la nuova struttura di capitale del gruppo è molto più solida del passato e quindi oggi il tema sul titolo è prettamente valutativo e non di tenuta della struttura finanziaria".
Faro della Consob intanto sul titolo Tim. Da ieri l'authority che vigila sui mercati finanziari sta attentamente monitorando le contrattazioni di Borsa, caratterizzate da volumi eccezionalmente alti e da fortissime tensioni. Sotto la lente degli uffici, a quanto si apprende, c'è sia l'analisi dell'andamento del titolo in relazione al flusso informativo, per verificarne la coerenza, che l'operatività sulle azioni, allo scopo di capire, attraverso l'analisi della concentrazione degli scambi, se sul gruppo telefonico siano in azione 'mani forti'.
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