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Bankitalia: imprese si attendono inflazione record a lungo

Bankitalia: imprese si attendono inflazione record a lungo

Attesa all' 8,9% tra 12 mesi

ROMA, 16 gennaio 2023, 18:52

Redazione ANSA

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 Le imprese si attendono che l'inflazione resti ai livelli record almeno per un altro anno con un calo solo successivamente. E' quanto emerge dall'indagine condotta dalla Banca d'Italia tra le imprese italiane dell'industria e dei servizi con almeno 50 addetti. Le attese sull'inflazione al consumo, si legge, hanno " raggiunto in tutti i comparti i livelli massimi dall'inizio della rilevazione nel 1999. Il tasso atteso di inflazione al consumo si attesta, in media, a 8,9% tra sei mesi (da 7,5 nella precedente rilevazione), a 8,1 tra 12 mesi La dinamica dei prezzi praticati dalle imprese rimarrebbe sostenuta nei prossimi 12 mesi.

Migliorano i giudizi delle imprese "sulla situazione economica generale e sulle proprie condizioni operative nel quarto trimestre del 2022" e sulla domanda ma continuano "le difficoltà connesse con l'incertezza economica e politica e con gli elevati prezzi dell'energia" e merge dall'indagine. "L'accumulazione di capitale proseguirebbe nel 2023: le valutazioni di peggioramento delle condizioni per investire restano ampiamente superiori a quelle di miglioramento, ma il saldo negativo si è dimezzato rispetto alla precedente rilevazione" si legge. "L'occupazione continuerebbe a crescere nel primo trimestre dell'anno".

Il caro energia continua a scaricarsi sui prezzi di vendita delle aziende italiane. Quasi due aziende su tre, secondo l'indagine condotta dalla Banca d'Italia presso le imprese con almeno 50 addetti, ritoccheranno i listini nei prossimi tre mesi. L'aumento, si legge, sarà di intensità marcata secondo, rispettivamente, il 10,2, il 10,8 e l'8,6 per cento delle imprese edili, dell'industria e dei servizi.

Per il 41,6 per cento delle imprese, spiega l'indagine della Banca d'Italia, nel quarto trimestre del 2022 i rincari energetici hanno arrecato difficoltà analoghe o superiori rispetto ai tre mesi precedenti (da 54,9 nella precedente rilevazione). I problemi rimangono più rilevanti per le aziende edili (60,0) e dell'industria in senso stretto (44,9) rispetto a quelle dei servizi (36,4). Nonostante i giudizi sfavorevoli sulle condizioni per investire, il saldo fra previsioni di aumento e diminuzione della spesa per beni capitali è rimasto positivo in tutti i settori segnalando una prosecuzione dell'accumulazione (13,8 punti percentuali, come nella scorsa rilevazione riferita al 2022). Nel primo semestre del 2023 la spesa per investimenti aumenterebbe rispetto al semestre precedente per circa il 37 per cento delle imprese, una percentuale più che doppia di chi ne prevede una riduzione (16,8 per cento). La quota di imprese dell'industria in senso stretto e dei servizi che prevedono di espandere il numero di addetti nel primo trimestre del 2023 è risultata superiore di 11,0 punti percentuali a quella di chi ne prefigura una riduzione, in miglioramento rispetto alla rilevazione precedente; nel comparto delle costruzioni la quota è rimasta sostanzialmente invariata (a 11,8 punti percentuali).

Codacons, caro-prezzi già costato 61,3 miliardi Le previsioni di Bankitalia su inflazione e prezzi confermano gli allarmi lanciati nelle settimane scorse dal Codacons, e la conseguente stangata che nel 2023 si abbatterà sugli italiani a causa delle tensioni sui listini prodotte dal caro-energia. "Il quadro tracciato da Bankitalia è allarmante, con due imprese su tre intenzionate a ritoccare al rialzo i prezzi nel prossimo trimestre - spiega il presidente Carlo Rienzi - Questo significa nuova inflazione che andrà ad aggiungersi a quella registrata nel 2022 già costata, in base alle elaborazioni Codacons, 61,3 miliardi di euro alle famiglie italiane, circa 2.369 euro a nucleo residente solo nel 2022". "Tutti gli indicatori ci dicono che il nuovo anno sarà disastroso sul fronte di prezzi e tariffe, e per questo il Governo deve studiare un pacchetto di misure teso ad abbattere i listini al dettaglio e salvaguardare il potere d'acquisto dei cittadini, perché a fronte di una ulteriore fiammata dell'inflazione i consumi delle famiglie crolleranno con effetti a cascata per l'economia nazionale", conclude Rienzi.

 

 

   

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