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Istat, rallenta l'occupazione nel terzo trimestre, -0,1%. In 13 anni salari netti calati del 10%

Istat, rallenta l'occupazione nel terzo trimestre, -0,1%. In 13 anni salari netti calati del 10%

Su base annua l'aumento si riduce a +1,1%. Fra il 2007 e il 2020 i salari netti dei lavoratori sono diminuiti del 10%. Il 76% dei redditi lordi nel 2020 non superava i 30mila euro l'anno

20 dicembre 2022, 15:36

Redazione ANSA

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Rallenta la corsa dell 'occupazione nel terzo trimestre, -2,6% - RIPRODUZIONE RISERVATA

Rallenta la corsa dell 'occupazione nel terzo trimestre, -2,6% - RIPRODUZIONE RISERVATA
Rallenta la corsa dell 'occupazione nel terzo trimestre, -2,6% - RIPRODUZIONE RISERVATA

RALLENTA L'OCCUPAZIONE - Nel terzo trimestre 2022 l'input di lavoro misurato in Ula (Unità di lavoro equivalenti a tempo pieno) è in lieve diminuzione rispetto ai tre mesi precedenti (-0,1% rispetto al secondo trimestre 2022), mentre rallenta la crescita su base annua (+2,7% rispetto al terzo trimestre 2021). Anche l'occupazione cala leggermente rispetto al trimestre precedente (-12.000 -0,1%) e si riduce l'aumento su base annua (+1,1% o +247.000), a fronte di un calo dei disoccupati (-52 mila, -2,6%) e una leggera crescita degli inattivi di 15-64 anni (+30 mila, +0,2%). Lo si legge nella Nota trimestrale sulle tendenze dell'occupazione nel terzo trimestre 2022 pubblicata da Istat, Ministero del lavoro, Inps, Inail e Anpal. 

SI RIDUCONO LE RETRIBUZIONI - Confrontando le variazioni a prezzi costanti nelle componenti del costo del lavoro, tra il 2007 (anno che precede la crisi economica) e il 2020, risulta che "i contributi sociali dei datori di lavoro sono diminuiti del 4%, anche per l'introduzione di misure di decontribuzione, mentre i contributi dei lavoratori sono rimasti sostanzialmente invariati, le imposte sul lavoro dipendente sono aumentate in media del 2%, la retribuzione netta a disposizione dei lavoratori si è ridotta del 10%". E' quanto emerge dall'indagine "Reddito e condizioni di vita" 2021,con riferimento, per quel che riguarda il reddito,agli anni 2019 e 2020 dell'Istat.

LA MAGGIORANZA DEI REDDITI SOTTO 30MILA EURO - Nel 2020, circa il 76% dei redditi lordi individuali (al netto dei contributi sociali) "non supera i 30.000 euro annui: la metà dei redditi lordi individuali si colloca tra 10.001 e 30.000 euro annui, oltre un quarto è sotto i 10.001 euro e soltanto il 3,7% supera i 70.000 euro", sottolinea ancora l'indagine con riferimento, per quel che riguarda il reddito, agli anni 2019 e 2020.La distribuzione dei redditi lordi individuali, si legge nel rapporto, "mostra nel 2020 un aumento consistente rispetto al 2019 della quota dei redditi della classe inferiore (meno di 10.000 euro) in particolare per i redditi da lavoro autonomo (41,7% nel 2020 rispetto al 35.5% nel 2019) e da lavoro dipendente (25% rispetto al 21,3% del 2019)". Il reddito medio da lavoro autonomo, al lordo delle imposte e dei contributi sociali, "è pari a 24.885 euro annui, con una riduzione del 5,9% rispetto al 2019. Il reddito netto a disposizione del lavoratore autonomo raggiunge il 68,5% del totale (17.046 euro): le imposte rappresentano il 14,1% del reddito lordo e i contributi sociali il 17,4%".

SULLE COPPIE DI ANZIANI I CARICHI FISCALI PIU' ELEVATI  - Nel 2020 con un aliquota media del 22%, le coppie di anziani senza figli "sono la tipologia su cui
grava il maggior prelievo fiscale nell'anno di inizio della pandemia, indipendentemente dal numero di percettori in famiglia". Le famiglie con un solo percettore di reddito (prevalente) da lavoro autonomo "presentano, lungo tutta la distribuzione dei redditi, aliquote medie fiscali inferiori rispetto alle restanti famiglie monopercettore, confermando e consolidando la posizione di vantaggio relativo già osservata nel precedente anno. Fra il 2019 e il 2020, l'aliquota media fiscale delle famiglie con
unico percettore di reddito da lavoro autonomo passa dal 18,1% al 17,6%".

CALO DEL CUNEO FISCALE PER 12,7 MILIONI DI PERSONE - Nel 2020 "si stima che la riduzione del cuneo fiscale (bonus Irpef e trattamento integrativo) abbia
interessato 12,7 milioni di persone, per una spesa complessiva di 10,8 miliardi di euro di trasferimenti, pari a 850 euro pro capite". Secondo l'indagine, il beneficio fiscale "è andato maggiormente a vantaggio dei salariati appartenenti ai quinti di reddito familiare equivalente medio-alti: il 17,3% è andato a vantaggio dell'ultimo quinto (il più benestante), il 26,4% a beneficio del quarto quinto (cioè il gruppo appena al di sotto di quello più abbiente), il 24,1% al terzo quinto (corpo centrale della distribuzione), il 20,3% al secondo e l'11,9% al primo quinto (ovvero il più povero)".

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