Mercati deboli in Europa
all'indomani della decisione della Fed di alzare i tassi dello
0,75% e delle parole dal presidente Jerome Powell sui prossimi
rialzi. La peggiore è Madrid (-2,04%), preceduta da Francoforte
(-1,65%), Parigi (-1,3%), Milano (-1,25%) e Londra (-0,56%).
Negativi i futures Usa dopo il tonfo della vigilia (Dow Jones
-1,55% e Nasdaq -3,36%) e tensione sui titoli di Stato, con il
rendimento dei Btp italiani in rialzo di 15,9 punti al 4,439% e
quello dei Bund tedeschi in crescita di 15,3 punti al 2,283%. Ne
consegue una riduzione del differenziale tra i due titoli
decennali a 215,1 punti. In rialzo il dollaro a 1,025 euro,
148,22 yen e 89,44 penny, mentre tra le materie prime cede il
petrolio (Wti -1,5% a 88,61 dollari al barile) mentre si impenna
il gas (+3,87% a 130,73 euro al MWh) per le consegne di
dicembre. In calo dell'1,95% il grano tenero a 829,5 dollari per
5mila staia, mentre il grano duro cede l'1,41% a 927 dollari. In
calo l'oro (-0,11% a 1.619,1 dollari l'oncia), in lieve rialzo
il ferro (+0,4% a 634 dollari la tonnellata) e l'acciaio (+0,11%
a 3.497 dollari la tonnellata).
Le vendite colpiscono i produttori di auto all'indomani delle
vendite in Europa, da Bmw (-5,36%) a Volkswagen (-2,9%), da
Renault (-4,49%) a Volvo (-3,5%) e Stellantis (-3,8%), dopo la
trimestrale, diffusa nella vigilia a Ferrari (-0,89%). Sotto
pressione i produttori di semiconduttori Asml (-4,25%) e Stm
(-2,28%). In campo bancario poco mosse Unicredit (+0,11%) e
Intesa (+0,17%) alla vigilia dei conti, mentre scivola Mps
(-3,55%), congelata anche al ribasso, nel giorno dell'esercizio
dei diritti inoptati a seguito dell'asta che si è chiusa ieri.
Sprint di Tim (+3,59%) in Piazza Affari spinta da ipotesi su una
cessione di una quota una quota della divisione EnterpriseCo,
oggetto di una precedente offerta da parte di Cvc o, in
alternativa, sull'ipotesi di un'Opa 'collettiva' di Cdp,
Vivendi, Kkr e Macquarie, per separare poi le attività
commerciali dalla rete.
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