Per quanto riguarda gli investimenti,
l'Autorità evidenzia che quelli effettuati dalle telco,
storicamente, risultano sempre superiori a quelli delle
piattaforme. Tuttavia per gli operatori telefonici, nel corso
del periodo esaminato, l'importo annuo degli investimenti non ha
evidenziato consistenti variazioni (in particolare, a partire
dal 2015 pari a circa 160 miliardi annui), mentre per le
piattaforme questi sono più che quadruplicati, passando
progressivamente da circa 30 di inizio periodo agli oltre 140
miliardi dello scorso anno.
In rapporto ai ricavi gli investimenti delle piattaforme
rimangono significativamente inferiori a quanto
corrispondentemente risultante per gli operatori telefonici:
negli ultimi 5 anni, in media, questi hanno effettuato
investimenti annui per poco meno del 17,7% dei ricavi (9,3% nel
caso delle piattaforme) e nel 2021 tale rapporto nella sostanza
non è cambiato (18,1% contro 9,8%).
Guardando infine agli occupati, nel 2021, il numero di
addetti complessivi dei due aggregati si equivale (1,99 milioni
gli addetti delle piattaforme contro i 2,15 milioni delle
telco). I percorsi sono stati però molto differenziati: la
crescita delle prime è in larga parte dovuta ad Amazon, che solo
negli ultimi 5 anni ha incrementato di circa 1 milione i propri
dipendenti. Allo stesso tempo gli occupati delle altre
piattaforme nell'intero periodo sono passati da 230 mila a 570
mila, con un incremento medio annuo del 10,7%, valore
notevolmente più elevato di quanto registrato dalle telco
(+1,2%) i cui addetti, peraltro, sono tendenzialmente in calo a
partire dal 2015.
Il dato medio è frutto di tendenze diverse, a seconda delle
aree geografiche di riferimento: nell'intero periodo i tre
operatori asiatici hanno nel complesso incrementato gli addetti
di 350 mila unità, mentre le imprese statunitensi e quelle
europee, rispettivamente, le hanno ridotte per oltre 100 mila e
40 mila unità.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA