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Borsa esce da trincea Ucraina, occhi alle sanzioni 

I titoli tirano il fiato, Putin rassicura su gas, tiene Spread 

Mancato rimbalzo per le principali borse europee dopo un'apertura difficile per le tensioni tra Russia e Ucraina, ma nello stesso tempo si è evitato il peggio, uscendo dalla 'trincea'. I listini del Vecchio Continente sono partiti male nella mattinata, con Mosca che lasciava sul campo fino all'8% e le piazze occidentali ben oltre il 2% (Milano -2,77%) sui timori di una degenerazione della crisi tra i due Paesi che si affacciano sul Mar Nero. Una crisi che già nella vigilia aveva pesato con forza sui listini. I timori si sono stemperati nel corso della giornata con le rassicurazioni sulle esportazioni di gas verso l'Europa Occidentale del ministro russo dell'Energia Nikolaj Shulginov prima e del presidente Russo Vladimir Putin successivamente. Dopo un rimbalzo in territorio positivo in Europa Occidentale a seguito di dati Usa migliori delle stime sul fronte della fiducia delle imprese e dei consumatori, si è vista una schiarita anche a Mosca, mentre a Wall Street gli indici tentennavano a cavallo della parità. Un sollievo durato poco però, soprattutto a New York, dove i listini si sono indirizzati sulla via del ribasso lasciando sul campo oltre l'1%, per i timori degli effetti delle sanzioni annunciate dagli Usa e dall'Ue sulle aziende, in particolare nel settore tecnologico. Diversa la sorte dei listini europei, che hanno perso progressivamente lo slancio, senza però tornare in rosso, ad eccezione di Francoforte (-0,26%). E' andata meglio a Milano (-0,02%), Parigi (-0,01%), Londra (+0,17%), Madrid (+0,06%), e soprattutto a Mosca (+1,58%). In particolare ha sofferto il settore bancario, con Unicredit (-2,13%) e Commerzbank (-2,62%) più esposte di altre nel Paese Euroasiatico. Segno meno anche per SocGen (-1,02%), Barclays (-0,67%), Bper (-0,93%), Intesa (-0,52%) e Banco Bpm (-0,51%). Sul settore ha pesato anche la tensione sui titoli di stato, soprattutto in Europa. Il differenziale tra Btp e Bund tedeschi ha chiuso in calo a 168 punti, contro gli oltre 170 dell'apertura. In rialzo di 1,3 punti all'1,92% il rendimento, ma hanno fatto peggio il Regno Unito (+6,3 punti), la Germania (+3,6 punti), la Francia (+1,7 punti), la Spagna (+1,9 punti), il Portogallo (+2,3 punti) e la Grecia (+4,5 punti). Niente in confronto con i titoli di Stato russi, che sono schizzati al rialzo di 30 punti con un rendimento del 10,88% e uno spread di oltre 1.064 punti sui Bund tedeschi. Una situazione tesa, che ha pesato anche sul fronte dell'energia, con il greggio su livelli record dal 2014 a 93 dollari al barile per il Wti (+2,12%) e a 97,1 dollari per il Brent (+1,8%). In forte rialzo anche il gas (+9,96% a 79,79 euro al MWh), ben al di sotto comunque del picco di 173,98 euro al MWh toccato lo scorso 21 dicembre. Come sempre accade nei momenti difficili ha guadagnato terreno l'oro, che si è riportato sopra la soglia dei 1.900 dollari l'oncia. Nervosismo sul fronte valutario per il rublo, prima crollato a 80,14 sul dollaro, per poi risalire a 79,53. In rialzo l'euro a 1,13 dollari, mentre il biglietto verde si è preso la rivincita a 1,359 sulla sterlina e a 114,9 yen.

Wall Street in forte calo. Il Dow Jones perde il 2,04% a 33.380,84 punti, il Nasdaq cede il 2,11% a 13.260,89 punti mentre lo S&P 500 lascia sul terreno l'1,81% a 4.269,90 punti.

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