Due cittadini palermitani che
avevano avviato una richiesta di risarcimento nei confronti di
Ryanair potranno discutere il procedimento di fronte a un
giudice italiano e non, come chiedeva la compagnia aerea
irlandese, in un tribunale di Dublino. Lo prevede una sentenza
emessa ieri dalla quinta sezione civile del Tribunale di Palermo
con la quale il giudice Claudia Turco di fatto "annulla" la
decisione del giudice di pace che in un primo momento aveva
rigettato per "difetto di giurisdizione" la richiesta dei due
passeggeri i quali, dopo la cancellazione di un volo
Palermo-Treviso, avevano chiesto un risarcimento di circa 1.800
euro rivolgendosi, appunto, a un giudice italiano.
Ryanair aveva fatto valere di fronte al giudice di pace una
"clausola" del contratto di acquisto via web che indicherebbe il
tribunale di Dublino, dove Ryanair ha sede legale, per dirimere
eventuale questioni legali. Il tribunale di Palermo adesso
ribalta la decisione, riportando la discussione del procedimento
in Italia.
"Tutto nasce nel momento in cui, quando si acquista un biglietto
sul sito Ryanair, viene chiesto di cliccare per 'accettare i
termini e le condizioni' - dice l'avvocato Marco Favarò, che
insieme con l'avvocato Giovanni Lo Bue ha assistito i due
passeggeri palermitani - questa sentenza, che si basa anche su
una recente decisione delle Sezioni Unite della Cassazione, di
fatto interpreta in maniera differente rispetto a Ryanair i
principi con i quali applicare le 'convenzioni internazionali'
citate nelle condizioni al momento dell'acquisto. È evidente che
molti passeggeri che sono convinti di avere diritto a
risarcimento, non inizierebbero un procedimento legale sapendo
di doverlo affrontare a Dublino - aggiunge Favarò - alla luce di
questa sentenza si permette a ciascun passeggero italiano che
ritiene di aver subito un torto, di potere esaminare la vicenda
in un tribunale Italiano".
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