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Riforme e Pnrr, Confindustria Giovani chiama i leader politici

Riforme e Pnrr, Confindustria Giovani chiama i leader politici

A Genova il 9 luglio. Di Stefano, cinque anni per costruire insieme un Paese migliore

ROMA, 05 luglio 2021, 19:30

Paolo Rubino

ANSACheck

CONFINDUSTRIA GIOVANI CHIAMA LA POLITICA, RICOSTRUIAMO PAESE - RIPRODUZIONE RISERVATA

CONFINDUSTRIA GIOVANI CHIAMA LA POLITICA, RICOSTRUIAMO PAESE - RIPRODUZIONE RISERVATA
CONFINDUSTRIA GIOVANI CHIAMA LA POLITICA, RICOSTRUIAMO PAESE - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il lavoro che verrà fatto nei prossimi cinque anni sarà "cruciale, determinante" per il futuro dell'Italia: "Apriamo un dialogo", "avviamo un percorso da fare insieme", "l'obiettivo è costruire un Paese migliore". Così, i giovani di Confindustria chiamano al confronto i leader di tutte le forze politiche. L'occasione è data dalla possibilità di tornare ad un evento 'in presenza' per l'appuntamento con il tradizionale convegno di inizio estate in Liguria, che celebra i suoi 50 anni: a Genova il 9 luglio (e non a Rapallo per ragioni organizzative di sicurezza sul fronte Covid) oltre alla consueta presenza di esponenti del Governo, con i ministri Elena Bonetti, Roberto Cingolani e Renato Brunetta, sono attesi anche Giorgia Meloni, Enrico Letta, Giuseppe Conte, Matteo Salvini, Antonio Tajani, Matteo Renzi. Non è casuale.

Gli inviti sono stati inviati "per chiedere a ciascun leader politico, con le medesime regole di ingaggio, qual è la sua visione di futuro del Paese" anticipa, in una intervista all'ANSA, il presidente dei Giovani Imprenditori, Riccardo Di Stefano. "La scelta di aprire un dialogo, oggi, con i vertici delle forze politiche è determinante, è cruciale: per trasformare questa ripartenza non è sufficiente essere ottimisti. Da solo il Pnrr, per quanto sia uno stanziamento straordinario di risorse, non è sufficiente per risanare il Paese. Serve un progetto di lungo periodo. Servono visione, metodo, tempo", avverte: "Abbiamo quindi voluto confrontarci con chi necessariamente sarà protagonista dell'attuazione del Pnrr nei prossimi anni", guardando anche alla fase che si aprirà nel Paese dopo il Governo di Mario Draghi. I giovani di Confindustria apprezzano "il lavoro, l'autorevolezza, la capacità del premier e del suo governo" ma sono anche "consapevoli che non esiste un Draghi di riserva, che i partiti dovranno riprendere le redini del Governo". Così rivolgono alla politica "alcune richieste"; "Noi crediamo che occorra aprire una nuova fase di riforme a partire dal quella degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive del lavoro ma anche di puntare sull'open innovation, sulla formazione, sul rientro dei cervelli nel nostro paese, su investimenti sulla ricerca e sul binomio tra investimenti e industria".

L'avviso comune siglato da parti sociali e Governo sulle riforme per il lavoro "è determinante. Noi crediamo che gli attuali strumenti non siano adeguati per gestire la grande transizione del lavoro in atto e occorre farlo, in questo momento storico, con una condivisione quanto più ampia possibile". Non è l'unico fronte che gli industriali aprono per le riforme: "Parleremo del fisco, della pubblica amministrazione, della giustizia civile, delle sfide della sostenibilità e della digitalizzazione delle imprese". E "da giovani", c'è "il tema degli investimenti misti, di una alleanza nuova pubblico-privato: è una priorità. Non possiamo costruire il futuro se i nostri coetanei non investono per primi e non progettano il loro futuro nel nostro Paese"; "L'obiettivo non è mai stato quello di tornare all'Italia pre-pandemica che aveva una produttività molto bassa", prosegue Riccardo Di Stefano, imprenditore palermitano, classe 1986, da giugno 2020 leader dei Giovani Imprenditori di Confindustria: ora "l'obiettivo è costruire un Paese migliore, e che non sia migliore solo dal punto di vista dei dati economici ma che sia anche un Paese sempre più in grado di integrare le donne in tutti i processi della società e che rimetta al centro i giovani. Abbiamo molta speranza che il Pnrr sia l'occasione per rimettere al centro le politiche giovanili che sono state per troppo tempo appannaggio esclusivamente dei comizi elettorali, della demagogia politica, ma mai al centro di un vero progetto Paese". 

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