Chiusura pesante per Piazza Affari
(Ftse Mib -1,64% a 24.396 punti), che ha fatto comunque meglio
delle altre borse europee, tranne Zurigo, in una giornata
difficile, dopo l'aumento dell'inflazione in Cina. Il timore che
possa portare a una imminente stretta monetaria da parte delle
Banche Centrali ha fatto scattare l'allarme un po' ovunque,
Piazza Affari compresa, nonostante il calo dello spread tra Btp
e Bund tedeschi a 114,7 punti. Particolarmente vivaci gli
scambi, per 3,37 miliardi di euro di controvalore circa.
Sotto pressione l'intero paniere, salvo poche eccezioni, con
Amplifon (-4,12%) Chn (-3,96%) ed Stm (-3,37%), in linea con le
rivali in Europa e nel resto del mondo dopo lo scivolone
dell'indice dei semiconduttori di Filadelfia (-4,7%) nella
vigilia. Sotto pressione anche Diasorin (-3,08%) che ha azzerato
gli ultimi due rialzi in Borsa. Non è andata meglio a Stellantis
(-2,9%), in linea con i rivali europei sulla scia del crollo di
Renault (-6,44% a Parigi) dopo la trimestrale dell'alleato
giapponese Nissan. Sotto pressione anche Exor (-2,75%), Enel
(-2,54%), Tenaris (-2,37%), Moncler (-2,32%) e Leonardo (-2,3%).
Pochi i rialzi, limitati a banco Bpm (+0,99%), Bper (+0,9%R) e
Unicredit (+0,57%), indicati come protagonisti dei possibili
aggregazioni. Deboli invece Mps (-1,43%) , Bps (-0,73%) e Intesa
(-0,38%). Poco mosse Tim (+0,09%) e Mediobanca (+0,21%), fresca
di trimestrale insieme a Mediolanum (-0,4%) e Fineco (-1,8%).
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