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Lavoro: prosegue calo assunzioni a tempo indeterminato

Secondo l'Inps, in 8 mesi -32,9%

Le assunzioni di datori di lavoro privati, nel periodo gennaio-agosto 2016 sono risultate 3.782.000, con una riduzione di 351.000 unità rispetto al corrispondente periodo del 2015 (-8,5%). Nel complesso delle assunzioni sono comprese anche le assunzioni stagionali (447.000). E' quanto informa l'osservatorio sul precariato dell'Inps secondo cui il rallentamento delle assunzioni ha riguardato principalmente i contratti a tempo indeterminato: -395.000, pari a -32,9% rispetto ai primi otto mesi del 2015. "Come già segnalato nell'ambito dei precedenti aggiornamenti dell'Osservatorio, il calo va considerato in relazione al forte incremento delle assunzioni a tempo indeterminato registrato nel 2015, anno in cui dette assunzioni potevano beneficiare dell'abbattimento integrale dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro per un periodo di tre anni".
Analoghe considerazioni possono essere sviluppate per la contrazione del flusso di trasformazioni a tempo indeterminato (-35,4%).

Nei primi otto mesi del 2016, secondo l'Inps, sono stati stipulati 330.262 contratti a tempo indeterminato con gli sgravi contributivi previsti dalla legge di stabilita' (il 40% dei contributi). Si tratta del 32,8% dei contratti rispetto al totale delle assunzioni e trasformazioni a tempo indeterminato.

Parisi, dati Inps confermano mercato non ripartito - Stefano Parisi, il coordinatore di Energie per l'Italia, considera i dati Inps sui contratti a tempo indeterminato, che hanno segnato un -32,9% negli ultimi otto mesi una conferma "che il mercato del lavoro è tutt'altro che ripartito". La crescita che si è registrata lo scorso anno è stata "drogata dalla decontribuzione a termine". In pratica "ogni nuovo occupato - ha spiegato - è costato al Paese 60.000 euro all'anno. "Ma generare occupazione senza crescita - ha avvertito l'esponente di centrodestra - significa ridurre la produttività del nostro sistema economico". Conclusione: "il Jobs act si dimostra una riforma modestissima, a fronte dei tanti annunci trionfalistici". "Io - ha sottolineato l'ex segretario generale di Confindustria - sono ottimista sul futuro dell'Italia, ma bisogna cambiare politica economica, fare politiche che liberino dal peso della burocrazia, flessibilità. Ci vogliono riforme, non mezze riforme annunciate, ma riforme vere". E le riforme, ha ammonito, "sono tali non quando sono approvate" ma quando se ne vede l'effetto. "Nei primi otto mesi del 2016 - ha aggiunto - abbiamo avuto 350 mila nuovi contratti in meno dello scorso anno, a dimostrazione che la stretta sui contratti del governo e il tentativo di spingere le imprese verso il contratto a tempo indeterminato è stato un boomerang. I licenziamenti aumentano e non si vede l'ombra di moderne politiche attive. Per far ripartire l'occupazione bisogna generare crescita economica e abbassare strutturalmente il costo del lavoro, che invece è ancora troppo elevato, come testimonia il massiccio ricorso ai voucher. Occorre dire con coraggio che il mondo del lavoro sta cambiando e che contratti, logiche e meccanismi del Novecento oggi non possono più funzionare". Invece "come spesso accade questo governo interviene con provvedimenti costosi e di breve termine, utili forse a fini elettorali, non certo al Paese", discorso che secondo Parisi si può applicare anche alla riforma costituzionale "un provvedimento caricato da Renzi di grandi aspettative, ma che invece aumenterebbe la confusione istituzionale del Paese".


   

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