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Pensioni: tra Ape e 14/ma, la via stretta del Governo

Ipotesi estensione anche a redditi complessivi fino a 1.000 euro

Prende quota, tra le misure allo studio del Governo sulla previdenza e in particolare sull'innalzamento delle pensioni minime, l'ipotesi di estendere la platea dei pensionati che prendono la cosiddetta "quattordicesima". Come? Innalzando il reddito personale complessivo limite per ottenere il beneficio da 1,5 volte il trattamento minimo (circa 750 euro) a 2 volte (1.000 euro). Il reddito del quale si tiene conto è quello comprensivo di tutti i redditi assoggettabili all'Irpef, nonché i redditi esenti da imposte e quelli soggetti a ritenuta alla fonte esclusa la casa di abitazione e non è quindi solo quello pensionistico.

    "Per incrementare il Cantiere sociale, nella prossima legge di stabilità - ha detto il premier, Matteo Renzi - provvederemo ad una misura di equità sulle pensioni minime e metteremo nuove risorse sul contrasto alla povertà". L'intervento sulla quattordicesima - spiegano tecnici vicini al dossier - valorizzerebbe l'impegno lavorativo dato che il beneficio è diverso a seconda degli anni di contributi versati (336 euro fino a 15 anni di contributi, 420 euro fino a 25 anni e 504 euro con più di 25 anni di contributi). Si indirizzerebbe poi verso le fasce più disagiate perchè la misura tiene conto del reddito totale e non solo di quello da pensione. La quattordicesima (il nome è in realtà "somma aggiuntiva") è erogata una tantum a luglio e al momento, secondo dati Inps, è erogata a circa 2,2 milioni di pensionati. Estendendo il limite di reddito a circa 1.000 euro al mese otterrebbero il beneficio, secondo elaborazioni della Uil su dati Inps, altri 1,15 milioni di pensionati. Il tema sarà sul tavolo dell'incontro tecnico tra Governo e sindacati fissato per il 12 settembre (il 21 dovrebbe essere fissato quello politico) insieme all'Ape (l'anticipo pensionistico), le ricongiunzioni onerose e la questione dei lavoratori precoci e le attività usuranti.

    Nel complesso le risorse che dovrebbero essere stanziate in materia previdenziale dovrebbero aggirarsi sui due miliardi ma è probabile che per l'anticipo pensionistico lo stanziamento si limiti a 500-600 milioni. E' chiaro che a fronte di disponibilità modeste per l'Ape lo strumento rischia di avere scarso successo (come peraltro già accaduto con le misure sull'anticipo del Tfr e sul part time verso la pensione) perchè poco conveniente per le persone che dovrebbero usarlo. Lo schema - confermano i tecnici - sarà, almeno per coloro che escono volontariamente e non sono quindi disoccupati o a rischio esubero, quello di un'operazione di mercato con la rata da pagare sulla pensione futura collegata all'anticipo ottenuto. Lo stanziamento sull'Ape servirà invece a sostenere le fasce più deboli, ovvero coloro che hanno perso il lavoro a pochi anni dalla pensione mentre è probabile che per le persone che sono in esubero si chieda un contributo alle aziende che sono interessate all'uscita. Uno dei temi che ha meno probabilità di 'saltare' è quello delle ricongiunzioni onerose con il tentativo di rendere più semplici e meno costose le riunificazioni di periodi contributivi in gestioni diverse.

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