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Economia
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Superdollaro affossa pil Usa, -0,7% nel primo trimestre

E' risultato peggiore dal 2011. Ma Obama e Fed rassicurano. A Wall Street prevalgono però i timori

Il 2015 e' cominciato peggio del previsto per l'economia americana. Nel primo trimestre il pil e' calato dello 0,7%, sotto il peso del superdollaro e una brusca frenata dei consumi. Il segno meno non si vedeva dall'inizio dello scorso anno. E se da Washington Casa Bianca e Fed minimizzano, parlando di una "convergenza di fattori transitori", Wall Street appare molto piu' preoccupata. Una preoccupazione che si aggiunge a quella per l'incertezza sul caso Grecia, con tutti i principali indici di Borsa che chiudono la settimana in territorio negativo (Dow Jones -0,64%, Nasdaq -0,55% e S&P500 -0,63%).

Una revisione al ribasso del pil gennaio-marzo, rispetto al gia' striminzito +0,2% stimato lo scorso mese, era attesa. Ma non cosi' netta, da pregiudicare anche le previsioni per il secondo trimestre, quando il rimbalzo del pil dovrebbe essere a questo punto inferiore al 2,7% ipotizzato. Lontano anni luce da quel 4,2% dello stesso periodo del 2014. Segni di vulnerabilita', dunque, nella piu' grande economia mondiale che sembrava uscita definitivamente dalla crisi, avviandosi ad essere sempre piu' locomotiva della ripresa globale. Nessuno teme un ritorno a quella recessione da cui gli Usa sono ufficialmente usciti gia' nel 2009. Ma molti analisti invitano a vigilare e a non abbassare la guardia, soprattutto in considerazione degli shock che potrebbero arrivare da Oltreoceano, vedi l'intricata situazione tra Atene e l'Eurozona. In una nota la Casa Bianca da' la colpa del momentaneo rallentamento dell'economia a "un inverno particolarmente rigido, una tiepida domanda dall'estero e la tendenza dei consumatori a mettere da parte i guadagni inattesi dovuti al calo del prezzo del petrolio", ribadendo come le prospettive di lungo termine dell'economia restino solide e stabili. Una versione ufficialmente avallata dalla Fed. La cui decisone su un rialzo dei tassi, pero', sembra a questo punto sempre piu' allontanarsi nel tempo. Probabilmente entro la fine del 2015, ma certamente - concordano gli osservatori - non piu' nella riunione di giugno. Del resto, i dati da gennaio a marzo nel dettaglio non sono incoraggianti. Le vendite finali dei prodotti 'made in Usa' sono calate dell'1,1%, mai cosi' tanto dall'inizio del 2009. La spesa dei consumatori e' scesa al +1,8% rispetto al +4,4% della fine dello scorso anno. Ci sono poi gli investimenti delle imprese che si sono contratti del 2,8%, il maggior calo della fine del 2009. E infine le esportazioni, che con il forte apprezzamento del dollaro su euro e yen sono calate del 7,6%.

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