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(di Alessio Panizzi)
NICOLA RAO, IL TEMPO DELLE CHIAVI. L'OMICIDIO RAMELLI E LA STAGIONE DELL'INTOLLERANZA (PIEMME, pp. 222 - 18,90 euro).
Sergio Ramelli è stato massacrato a colpi di chiavi inglesi in pieno giorno sotto casa a Milano. 'Trauma cranico, ferite lacero-contuse al cuoio capelluto con fuoriuscita di sostanza cerebrale e stato comatoso'. Era il 13 marzo del 1975. Morirà 47 giorni dopo in ospedale. Aveva 18 anni, era un studente di destra. Dirigente del movimento giovanile del Msi. I suoi assassini sono universitari di Avanguardia Operaia che, con il Movimento Studentesco, pratica una 'caccia al fascista' che non ha bisogno di altre motivazioni in zona Città Studi a Milano.
Ramelli è accusato falsamente di essere un picchiatore e un estremista. Cacciato da scuola, l'Istituto tecnico industriale Molinari, perseguitato e poi colpito senza pietà. Un agguato in piena regola finito in tragedia. Dopo dieci anni di omertà nell'estrema sinistra, un'inchiesta della Procura di Milano ha consentito di arrestare otto persone come responsabili diretti o indiretti dell'omicidio. Sette ragazzi e una ragazza militanti della sinistra extraparlamentare, all'epoca quasi tutti studenti di medicina. Condannati in primo grado per omicidio preterintenzionale, poi riconosciuti colpevoli di omicidio volontario nel processo durato dal 1987 al 1990 che si è concluso con pene tra 11 anni e 4 mesi e 6 anni e 3 mesi. Due di loro all'epoca dell'ultima sentenza erano già morti, uno suicida.
Ne 'Il tempo delle chiavi', Nicola Rao - giornalista dal 1989, ora direttore della Comunicazione Rai, già direttore del Tg2 e vicedirettore del Tg1, per vent'anni cronista giudiziario che si è occupato di terrorismo nero e rosso - racconta la storia tragica della guerra civile italiana che non finisce mai.
La storia di una minoranza dei figli dei figli del fascismo e della Resistenza che hanno usato (e ancora usano) l'ideologia quale giustificazione impossibile dell'intolleranza e della violenza. Il metodo è quello dell'inchiesta giornalistica: tutti i nomi e i fatti della cronaca, le testimonianze dei protagonisti di destra e di sinistra, le sentenze della magistratura. Le 'chiavi' di cui si parla sono armi: le terribili Hazet 36, chiavi inglesi usate anche nei 'cucchini', le aggressioni tanti contro uno dei militanti della sinistra extraparlamentare che presto, dalla stagione dell'antifascismo militante, sarebbero passati a quella della lotta armata. Così come i loro avversari dell'estremismo di destra, dopo le stragi, la connivenza con i servizi deviati, gli attentati dinamitardi, si sono trovati nei Nar e in Avanguardia nazionale.
Una ventina le interviste ai protagonisti di quegli anni.
Allora liceali, universitari, giovani dirigenti di partito, ora sono medici, avvocati, parlamentari. Alcuni sono stati ministri e sottosegretari, come Valeria Fedeli del Pd e Paola Frassinetti di Fratelli d'Italia. Ignazio La Russa, all'epoca capo dei giovani missini di Milano, è presidente del Senato. Giorgia Meloni, che quando Ramelli è stato ucciso non era ancora nata, è da due anni presidente del Consiglio ma, fin dal suo discorso di insediamento, ha rivendicato l'eredità della destra democratica.
'Una comunità di uomini e donne - ha detto - che ha sempre agito alla luce del sole, a pieno titolo nelle nostre istituzioni repubblicane, anche negli anni più bui della criminalizzazione e della violenza politica, quando nel nome dell'antifascismo militante, ragazzi innocenti venivano uccisi a colpi di chiavi inglesi'. Un riferimento evidente alla tragedia di Ramelli.
Cinquanta anni dopo, il libro di Rao racconta gli scontri in strada, i processi sommari nelle scuole e all'università, le azioni della polizia parallela dei gruppi extraparlamentari, le schedature degli avversari politici, gli agguati che hanno fatto centinaia di feriti tra i giovani di destra e di sinistra ma, per fortuna, meno morti di quanti si poteva temere. E parla anche di quello che non c'è stato: l'azione preventiva delle forze dell'ordine, che hanno piuttosto 'lasciato fare'; e la denuncia nel mondo della scuola e dell'università. Almeno fino al marzo del 1979 quando per la prima volta al liceo classico Parini, il più antico e prestigioso della città, l'estrema sinistra è stata sconfitta dai giovani democratici - comunisti, socialisti, liberali, radicali - su una mozione relativa al pestaggio e al processo politico subito a scuola da Sergio Spagnolo, un ragazzo del Fronte della Gioventù.
Nella postfaziione a 'Il tempo delle chiavi', il magistrato Guido Salvini - che con i colleghi Maurizio Grigo e Maria Luisa Dameno condusse l'inchiesta sull'omicidio Ramelli - racconta del 'conformismo ideologico e culturale' che ha protetto gli autori dell'omicidio che in città 'moltissimi conoscevano', affronta le 'responsabilità morali' dei professori dell'Istituto Molinari che 'hanno voltato la testa' davanti la persecuzione che Ramelli subiva a scuola sotto gli occhi di tutti e sottolinea l'inadeguatezza delle forze dell'ordine, a cominciare dall'Ufficio politico della Questura, che usavano metodi sproporzionati durante le manifestazioni ma non sono mai riusciti a impedire e interrompere le aggressioni per le strade.
Mezzo secolo dopo, a 80 anni dalla fine della guerra, ci si domanda quando verrà il tempo della 'pacificazione nazionale'.
La cronaca non offre molti elementi di speranza. Di certo, come dimostra la vicenda dell'omicidio di Ramelli raccontata da Rao, non può esserci pacificazione senza verità e giustizia.
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