(Micol Graziano)
TOSHIKAZU KAWAGUCHI, 'CI VEDIAMO PER
UN CAFFÈ' (GARZANTI, PP. 160, EURO 16)
Lo scrittore, regista e drammaturgo giapponese Toshikazu
Kawaguchi (classe '71) è una penna dal tocco magico. Paragonato
a Banana Yoshimoto e Haruki Murakami, i suoi romanzi ammaliano
lettori in tutto il mondo. 'Ci vediamo per un caffè' è il quarto
capitolo della fortunata serie iniziata con 'Finché il caffè è
caldo', uscito in Italia nel 2020 e da allora sempre in testa
alle classifiche. Gli altri titoli della saga sono: 'Basta un
caffè per essere felici' (2021) e 'Il primo caffè della
giornata' (2022). Kawaguchi plasma storie delicate e feroci, di
straordinaria potenza narrativa, capaci di toccare le corde
giuste. Descrive situazioni universali che sanno parlare in
maniera unica al cuore delle persone. Teatro dei sentimenti è un
locale fiabesco, una caffetteria speciale, dove è possibile
correre indietro nel tempo, spostare le lancette e rivivere
situazioni remote per guarire dai rimpianti. Le regole per
agguantare i momenti perduti sono ferree e gli avventori devono
rispettarle: il viaggio inizia quando il caffè viene versato
nella tazza e dura finché è caldo, guai a farlo raffreddare
perché se il caffè si raffredda allora si diventa fantasmi e si
rimane seduti per sempre al tavolo.
I personaggi di Kawaguchi, umanissimi e vulnerabili, talvolta
egoisti e indifferenti, andando a ritroso, compiono discese
catartiche, si alleggeriscono di fardelli ingombranti che
impediscono loro di vivere con serenità. Tuttavia ad essi non è
possibile modificare gli eventi: il presente non si può
cambiare. In questo nuovo capitolo del ciclo incontriamo un
marito terribilmente in colpa per avere trascurato la moglie;
l'uomo non può più parlarle perché la donna, dopo un incidente,
è finita in stato vegetativo. Suo desiderio è di rivederla in
salute per manifestarle tenerezza e confessarle che con lei è
sempre stato felice anche se non lo ha mai dato a vedere, così
preso com'era dal lavoro, chiuso nel proprio mondo e poco
presente in famiglia: 'Non ho mai detto nulla di simile prima
d'ora, quindi magari non mi crederai. Volevo che tu sapessi che
ero felice grazie a te. Volevo dirtelo. Ero felice. Grazie'.
Altro 'quadro' toccante, dei quattro presenti nel romanzo, è
quello di una figlia distrutta dal dolore: trattava male il
padre e non ha avuto modo di scusarsi col genitore perché lui è
morto improvvisamente. Le parole che lei vorrebbe dirgli
guardandolo negli occhi: 'Mi dispiace di essere stata così
fredda con te, anche quando mi aspettavi sveglio finché non
tornavo a casa. Mi dispiace di aver ignorato le telefonate che
mi hai fatto. Mi dispiace di averti risposto male. Mi dispiace
di aver litigato tutto il tempo. Mi dispiace che ti sia capitata
una figlia come me'. Sono queste le frasi che la giovane
vorrebbe rivolgere al papà, cogliendo al volo una seconda
occasione.
Kawaguchi con uno stile essenziale muove i destini di
personaggi tridimensionali in cui ognuno può trovare qualcosa di
sé. Leggendo Kawaguchi s'impara l'arte di perdonare e
perdonarsi, e soprattutto quella di dare valore ad ogni istante.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA