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Carlo Lucarelli, 'Leon' e la paura che viviamo

Libri

Carlo Lucarelli, 'Leon' e la paura che viviamo

Fa i conti con Grazia Negro e Simone. Torna l'Iguana

ROMA, 30 novembre 2021, 09:58

(di Mauretta Capuano)

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CARLO LUCARELLI, LEON (EINAUDI, PP 207, EURO 17,50). Fa i conti con Grazia Negro, la poliziotta cacciatrice di mostri che ha appena partorito due gemelle, e con Simone, il giovane non vedente, suo ex fidanzato. Torna l'Iguana, il feroce serial killer scappato dall'ospedale psichiatrico dove era detenuto e semina paura. Ed entra nella storia uno strano tassista che fa riprese Instagram e sul suo taxi ha una scritta in molte lingue con il numero della Casa delle donne.
    Nel nuovo romanzo di Carlo Lucarelli, 'Leon', pubblicato da Einaudi, lo scrittore ritorna alle origini, all'amato Almost Blue e tra mascherine, no vax, no mask e green pass, ci porta dentro la paura, il sentimento dominante di questa storia claustrofobica e piena di colpi di scena.
    "Erano rimasti aperti alcuni conti. Avevo delle curiosità su Grazia Negro e soprattutto su Simone. Avevo in mente vaghe idee e poi improvvisamente mi è esplosa in testa tutta la storia ed è diventato importante per me scriverla" dice all'ANSA Lucarelli.
    Cosa era rimasto in sospeso con Grazia e Simone? "Fin dall'inizio e nello sviluppo nei romanzi seguenti Grazia aveva un punto interrogativo: che cosa voleva essere, un poliziotto, una cacciatrice di uomini o una madre? Mi interessava un personaggio strano, ossessionato e al limite, come lei, a confronto con qualcosa che è la vita quotidiana. Simone era un po' sparito, dopo Almost Blue, mancava il suo punto di vista che è strano ma non solo perché è non vedente. Leon è molto più vicino ad Almost Blue degli altri romanzi che ho scritto con Grazia Negro. E' un ritorno alle origini di cui sono stato contento perché sono saltate fuori delle cose che credevo di avere dimenticato".
    Il titolo è preso da una canzone della band dei Melancholia. "La scintilla me la hanno data loro. E' una tradizione, come per Almost Blue era stato vedere Chet Baker che canta la canzone di Elvis Costello. I Melancholia li ho visti a XFactor ed è stata una scoperta, questa volta sono stati loro ad accendere la chiavetta".
    E lo strano tassista? "E' un personaggio incredibile ed esiste veramente. Si chiama Roberto. Avevo bisogno di un personaggio che fosse come lui, che parlasse su twitter e che conoscesse Bologna. E dopo un po' mi sono detto perché inventarlo, prendo direttamente Roberto e ce lo infilo. Lo avevo già fatto anche ne 'Il sogno di volare' sempre con la Negro, dove avevo bisogno di un criminologo come Massimo Picozzi e ho messo lui".
    E come è entrata la pandemia in questa storia? "La prima idea era di fare una cosa molto connotata. Volevo ambientarla ai tempi del lockdown, mi piaceva l'idea: un serial killer che agisce in una Bologna deserta e spettrale. Così ho chiesto al mio amico Roberto che conosce la città cosa ne pensasse. E lui mi ha detto: 'sei matto, non si può perché finisce a riga uno'.
    Quando ho cominciato a scrivere mi sono accorto che in effetti la pandemia, le mascherine erano meno invadenti di prima. Sarà che ci siamo abituati, che la situazione è diversa, potevano esserci semplicemente come sfondo. Le mascherine certo sono servite anche all'interno della storia a nascondere identità o a creare un certo tipo di angoscia".
    E che cosa pensi dello scontro sociale tra no vax e vaccinati? "Dietro ci sono tante altre cose. Non è che ci meneremo per portare o non portare la mascherina. E' un modo per arrabbiarsi, per sfogare la rabbia. Poi c'è la parte della popolazione che è convinta di alcune cose. Però io credo che dovremmo risolvere il conflitto sociale. Oltre al disagio sociale c'è una polarizzazione ideologica che di sicuro fa una confusione micidiale. Io che sono antifascista mi ritrovo un tizio, che magari a casa sua ha il busto di Mussolini, e dice a me che sono un fascista perché lui è no vax e io sono per i vaccini. Che corto circuito è? Io vado a fare i viaggi della memoria ad Auschwitz e lui si veste da ebreo e dice che io sono un nazista. Succedono delle cose assurde, anche in altri Paesi".
    La paura che racconti in Leon è quella che in fondo viviamo oggi? "Ho un rapporto stretto con la paura, anche positivo. Per me la paura ben gestita è una forma di conoscenza e di azione. Questo libro qui ho scoperto dopo che avrebbe parlato di paura che in effetti è quello che viviamo ora. Nel mio caso fuori c'è un serial killer che fa una grande paura".
    Bologna è meno presente rispetto ad altri libri, come mai? "E' vero. Qui non veniva fuori. Mi piacerebbe dirne di cose: a Bologna c'è un sindaco nuovo, stiamo affrontando tutto in maniera nuova però qui non ci stava perché questa è una storia molto claustrofobica, che si svolge in case protette sugli Appennini oppure nella testa della gente".
    Nuovi progetti televisivi? "Per la fiction stiamo ripensando a Coliandro, stanno girando la terza serie della Porta rossa vediamo cosa succede, come verrà accolta. Sono a metà delle riprese, credo andrà in onda nel 2022. Il protagonista è un fantasma". E un film da Leon? Mi piacerebbe, per Almost Blue è stato fatto". E Grazia potrebbe tornare ancora: "non ho risolto tutti i problemi con lei" dice Lucarelli.
   

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