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Ombre naziste noir nella Berlino 1947

Emons

Ombre naziste noir nella Berlino 1947

Torna a indagare commissario ebreo Oppenheimer di Harald Gilbert

ROMA, 05 giugno 2021, 10:20

di Paolo Petroni

ANSACheck

Harald Gilbers, L 'inverno della fame - RIPRODUZIONE RISERVATA

Harald Gilbers, L 	'inverno della fame - RIPRODUZIONE RISERVATA
Harald Gilbers, L 'inverno della fame - RIPRODUZIONE RISERVATA

HARALD GILBERS, ''L'INVERNO DELLA FAME'' (EMONS, pp.358 - 16,00 euro - Traduzione di Angela Ricci).
    I tedeschi, dagli anni Sessanta, non hanno più smesso di indagare e interrogarsi sul passato dei propri genitori sotto il nazismo e spesso trovano che il momento rivelatore sia quello della fine della guerra e dell'occupazione alleata, in cui il passato è ancora inevitabilmente vivo e si delineano le linee di sviluppo della futura Germania, anzi delle due nuove Germanie.
    Basta un nome su tutti, quello di uno scrittore come Uwe Timm.
    Ma se ci si vuole addentrare in quella confusa realtà dai forti chiaroscuri e capirne il senso attraverso la vita quotidiana, ecco che ad appassionare i lettori ci sono i romanzi sostenuti da una trama gialla di Harald Gilbers, con la bella invenzione del suo commissario Richard Oppenheimer, destituito dall'incarico perché ebreo negli anni del nazismo e tornato in servizio subito dopo la caduta del Reich nella Berlino che è un cumulo di macerie e divisa nei settori governati dalle diverse forze degli alleati. Ogni giorno il nostro commissario fa la spola tra Schoeneberg, nella zona di occupazione britannica, e la parte sovietica dove è il suo ufficio, nei pressi del vecchio comando di Alexanderplatz, e una notte in cui è di guardia è costretto a recarsi a Treptow dove, in un condominio di tre piani, un ladro è stato ucciso dal signor Hinze, il padrone di casa, per legittima difesa, anche se su questa versione Oppenheimer ha subito dei dubbi, ascoltando la testimonianza della moglie di questi che non lo convince molto. Tra l'altro, quando cerca verifiche e vorrebbe riparlare col signor Hinze, questo sparisce. Più o meno contemporaneamente sparisce anche il suo collega poliziotto Billhardt, che stava indagando su un curioso, presunto suicidio di un ladruncolo che si sarebbe buttato dalla torre della radio, con in tasca passaporti e visti falsi, che riveleranno poi la loro centrale importanza nelle due indagini che finiranno per unirsi. Il giallo è abbastanza ben congegnato da Gilbers e pian piano l'indagine si allarga, mostrando come in molti, specie in alto, siano coinvolti in questo losco intrigo che porta alla scoperta della nascita della Ratline (come la chiamavano gli americani), la celebre rete organizzativa che costruiva varie vie di fuga per far scappare gli ex nazisti nel Sudamerica, grazie all'appoggio ''umanitario'' del Vaticano e dell'Argentina di Peron, il quale giudicherà ''una vergogna'' il processo di Norimberga. Perché in quell'inverno dell'anno 1947, detto della fame (da cui il titolo del romanzo), il vero problema è appunto il passato nazista di ognuno e la confusione generale che permette a molti di nascondersi o trasformarsi, sfruttando la situazione per apparire diversi da quel che in realtà sono e sono stati. Tutto, come si diceva, in una città semidistrutta, dove fiorisce inevitabilmente l'arte della sopravvivenza, favorita dai rapporti concorrenziali, al di là delle apparenze, tra le quattro forze di occupazione, in cui si delineano già quelle contrapposizioni est-ovest, russi-americani, che porteranno alla guerra fredda e alla divisione della Germania. ''Per gli abitanti del settore ovest, tra i quali Oppenheimer, la parte est della città era sempre più percepita come un territorio pieno di incognite. Quando possibile si evitava di passare per la zona sovietica, perché negli ultimi mesi erano girate diverse voci di persone sparite senza lasciare traccia (....) si parlava di arresti illegali, di deportazioni pianificate, con esagerazioni e forzature basate però su dati reali (...) La questione era uno degli argomenti più controversi discussi al consiglio municipale''.
    Il problema è la figura del capo della polizia Markgraf, nominato con il benestare dell'amministrazione militare sovietica, che era entrata per prima a Berlino. In questa realtà tutti, e gli americani in primis, danno la caccia ai criminali di guerra che, odiando soprattutto i russi, finiscono per collaborare coi servizi segreti Usa: ''Gli americani non si danno troppa pena di scoprire cosa abbiano combinato in passato.
    Anzi, se le nuove reclute hanno scheletri nell'armadio è persino meglio, perché nel dubbio possono essere usati per ricattarli''.
    Ecco allora che l'indagine di Oppenheimer trova resistenze, ostacoli, va avanti per la sua tenacia tra scoperte e pedinamenti rischiosi, con la comparsa di personaggi inventati e altri storici (tanto che il libro ha anche una breve bibliografia). Tra questi Reinhard Gehlen, ex generalmajor della Wehrmacht, che con il sostegno degli americani crea una rete di spionaggio reclutando molti ex criminali nazisti, ma negandolo sempre, utilizzati per avere notizie e infiltrarsi nelle reti sovietiche. Nel 1955 la rete di Gehlen passò alla Repubblica Federale tedesca e dette origine ai suoi servizi segreti Bnd, di cui rimase a capo sino al 1968. 
   

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