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Susy Galluzzo, le mie madri imperfette

Fazi

Susy Galluzzo, le mie madri imperfette

Nel romanzo d'esordio 'Quello che non sai'

ROMA, 18 aprile 2021, 10:23

di Mauretta Capuano

ANSACheck

Susy Galluzzo, Quello che non sai (Fazi Editore) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Susy Galluzzo, Quello che non sai (Fazi Editore) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Susy Galluzzo, Quello che non sai (Fazi Editore) - RIPRODUZIONE RISERVATA

SUSY GALLUZZO, QUELLO CHE NON SAI (FAZI, PP 268, EURO 16)

Una madre resta immobile, come paralizzata, mentre vede la figlia, distratta dal telefonino, che sta per essere investita, a pochi metri da lei, da una macchina. Per fortuna il cane, che la donna porta sempre con sé, abbaia e la ragazza è salva. Si apre con questa scena forte, che procede al rallentatore, come nella sequenza di un film, il romanzo d'esordio di Susy Galluzzo, 'Quello che non sai', pubblicato da Fazi editore.

Una storia che vuole rompere un tabù: "quello che le madri siano perfette, non abbiamo debolezze e inciampi" dice la Galluzzo, 45 anni, avvocata, di origini calabresi, che vive a Roma da molto tempo. Michela, detta Ella, è la madre di Ilaria e la protagonista e narratrice "inaffidabile" del libro. Il racconto ha perso corpo dopo la morte, a 73 anni, della madre della Galluzzo con la quale la scrittrice ha sempre avuto un bellissimo rapporto. "Ho avuto la fortuna di avere una madre che era amore infinito e sempre sostegno e quando è morta, io avevo 37 anni, ho cominciato a scrivere un diario, in cui annotavo anche i sogni" spiega l'autrice del libro. Ora, quel diario è diventato il contenitore di 'Quello che non sai', mentre "il contenuto è frutto di tanti racconti e testimonianze di amiche che lavorano e sono madri" dice. Una sorta di voce collettiva che ci mostra il rovescio della medaglia rispetto alla realtà vissuta dalla Galluzzo nel rapporto con sua madre.

"ll diario è la parte che mi appartiene. Il contenuto è venuto da un'illuminazione di qualche anno fa quando un'amica, che è una mamma dolcissima, è arrivata a un appuntamento per pranzo sconvolta, dicendomi che si sentiva un mostro perché aveva pensato 'che bello sarebbe se fossi libera, senza i miei figli'" spiega la Galluzzo. Da qui il desiderio di indagare e raccontare "questo lato oscuro che poi c'è in tutti noi. E' come se una madre non potesse dire che è stanca, depressa, che non ce la fa più. E' un argomento tabù. Tante donne si torturano se provano questi sentimenti, non hanno coraggio di raccontarli, di chiedere aiuto. Una realtà che si è acuita con il Covid-19, con la situazione di costrizione in cui siamo. Io non sono madre e in questo caso forse è meglio, sono più neutrale, ma ho visto tante colleghe annaspare senza la possibilità di avere una valvola di sfogo. Bisogna considerare la possibilità che ci siano degli inciampi in un ruolo che dura tutta la vita e non ti concede pause. Non si può stare sempre sull'attenti, tenersi tutto dentro perché la mamma è un essere superiore nell'immaginario collettivo e non può dire le sue debolezze. E' necessaria una maggior sensibilizzazione e sostegno" sottolinea la Galluzzo.

Dopo l'episodio agghiacciante della macchina che per un miracolo non ha investito Ilaria, il rapporto tra madre e figlia in 'Quello che non sai' non sarà più lo stesso e neppure più recuperabile. L'esistenza di Ella comincia a sgretolarsi, la sua vita familiare va in pezzi. Insieme a rimpianti e sensi di colpa tornano a galla vecchi e nuovi conflitti e un terribile ricordo di quando la bambina era piccola, nella culla. Il rapporto con il marito Aurelio, sconcertato da quanto è accaduto, si rompe definitivamente e Ilaria sceglierà di vivere con lui. "Il distacco dalla figlia è necessario, a volte è meglio essere distanti" dice la scrittrice-avvocata. Ella vive un'infinita solitudine, trova un nuovo compagno Federico con il quale avrà una figlia, Vittoria, ma è un'ancora di salvezza che non le eviterà di cadere di nuovo in fallo. Per essere veramente salva, Ella dovrà farsi aiutare e quando lo farà scomparirà anche l'uomo con la maglietta rossa che la perseguita, una sua ossessione, una sorta di proiezione della mente. "E' la sua coscienza, come una fissazione che si presenta ogni volta che si sente cattiva o che le persone non la capiscono. Quando accetta di essere aiutata questa ombra scompare" racconta.

"La scena iniziale è l'unico vero prodotto della mia fantasia. Il resto è il racconto di una debolezza, di quello che si può trovare nella realtà quotidiana, niente di eclatante. Si dice che i figli sono della mamma e nel giudizio comune chi sbaglia è sempre la mamma o comunque l'ultima responsabile di tutto è sempre lei. Ho voluto spingere ad aiutarsi, comprendersi, ammettere che ci sono determinate cadute. Le madri non sono quelle del Mulino Bianco" sottolinea. "Ella ha perso il mondo di prima e si deve aggrappare a qualcosa, ma l'amore della sua vita è l'ex marito e quando saprà che lui si sta per sposare con un'altra donna soffrirà. La rinascita di Ella avviene quando si rende conto che ha bisogno di aiuto e va da una psicoterapeuta" sottolinea di questo personaggio che suscita sentimenti contrastanti e viene spinto così all'estremo da essere disturbante. "Ella è una narratrice inaffidabile, alla madre fa confessioni che sono mezza verità" dice l'autrice del libro che con 'Quello che non sai' ha ritrovato l'antica passione per la scrittura. E ora sta già pensando al nuovo romanzo che sarà dedicato alle carceri femminili. "L'ispirazione mi è venuta rivedendo 'Nella città l'inferno', il film con Anna Magnani della quale è una inguaribile fan: "Ho una parete a casa dedicata all'attrice" dice.

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