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L'amore con filosofia della Baruffaldi

L'amore con filosofia della Baruffaldi

Brevi lezioni su un sentimento

ROMA, 24 febbraio 2020, 17:23

Mauretta Capuano

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C 'era una volta l 'amore, di Vittoria Baruffaldi - RIPRODUZIONE RISERVATA

C 'era una volta l 'amore, di Vittoria Baruffaldi - RIPRODUZIONE RISERVATA
C 'era una volta l 'amore, di Vittoria Baruffaldi - RIPRODUZIONE RISERVATA

 VITTORIA BARUFFALDI, C'ERA UNA VOLTA L'AMORE (EINAUDI SUPER ET OPERA VIVA, PP 159, EURO 13,50). Innamorato della giovane Regine, inseguita e corteggiata a lungo, il filosofo danese Soren Kirkegaard, alle soglie del matrimonio la lasciò senza nessuna spiegazione. Ma quando lui morì, a 42 anni, venne trovato un testamento che la trasformava in ereditiera di tutti i suoi beni. Era il troppo amore ad averlo allontanato. Il matrimonio avrebbe reso tutto monotono. Mentre Simone de Beauvoir e Jean Paul Sartre erano una coppia aperta, ma con una regola ben chiara: "il loro era un amore necessario, gli altri avrebbero dovuto essere amori contingenti".
    Storie di vita vissuta da grandi filosofi che non sono poi così lontane da quelle che capitano a tutti noi perchè, quando c'e' di mezzo l'amore, nulla tiene di fronte all'irrazionalità del sentimento. Lo scopriamo nel viaggio che si compie con il libro di Vittoria Baruffaldi , 'C'era una volta l'amore', pubblicato da Einaudi in Super Et Opera Viva. Sono "brevi lezioni per innamorarsi con filosofia" che ci lasciano con "la rassicurante consapevolezza che anche chi ha dedicato l'esistenza a speculare sul senso delle cose , quando si è trattato di faccende di cuore ci ha capito poco o niente" come viene sottolineato nel libro.
    Con uno stile leggero, diretto e un po' amaro, la Baruffaldi, che è nata a Torino nel 1977, insegna filosofia e storia ed è autrice di racconti, dopo gli 'Esercizi di meraviglia' , pubblicati sempre da Einaudi, questa volta intreccia in un modo davvero originale il passato e il presente per farci prendere atto di come siano inutili i buoni propositi e le regole di fronte a un sentimento che ci prende sempre alla sprovvista.
    Vale per noi "che restiamo aggrappati in preda all'ansia attendendo un messaggio sul cellulare", che per Abelardo ed Eloisa, Hannah Arendt e Martin Heidegger. Tra puntualizzazioni amorose come: "non finirò mai a fare l'amante. Non finirò mai a fare la moglie che sa di essere cornuta. Non finirò mai a non fare sesso per mesi. Non finirò mai a fare sesso quando lui alza il telefono, come per ordinare una pizza", a segnali tipo quello in cui "diceva di non averti fatto le corna; erano solo 3467 cuoricini su Instagram ad Alexia71: un'assitente alla poltrona molto brava" la Baruffaldi in fondo ci mette davanti allo specchio con molta ironia. E ci fa sentire più vicini, quasi degli amici, i filosofi e i loro pensieri e atteggiamenti appassionati. "Il grande amore di gioventù è un errore di presunzione: scegliere l'esotico, sfidare le convenzioni, rompere con il modello familiare. Sono più furba io, l'hai pensato tu e Hannah (Arendt, ndr) e Simone (de Beauvoir, ndr) , facendo le smorfie alla mamma. Ti tornerà voglia della mamma quando sarai più grande e più stanca e più triste; più umile, insomma" dice la Baruffaldi.
    E anche se il principe azzurro non esiste e "continuare a disegnare quell'ideale è una grande fregatura", e anche se "solo perchè è amore, non significa che sia facile" e nonostante i separati con prole siano costretti a dedicarsi a un giochino molto in voga che "si chiama tetris dei weekend alterni" e tutto sia una gran confusione, vale la pena di essere vivi solo se si può dire di aver amato.
   

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