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Maalouf, serve lucidità contro naufragio

Maalouf, serve lucidità contro naufragio

Nel nuovo saggio racconta come si stia andando verso la disfatta

ROMA, 17 settembre 2019, 09:47

Mauretta Capuano

ANSACheck

AMIN MAALOUF, 'IL NAUFRAGIO DELLE CIVILTA ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

AMIN MAALOUF,  'IL NAUFRAGIO DELLE CIVILTA ' - RIPRODUZIONE RISERVATA
AMIN MAALOUF, 'IL NAUFRAGIO DELLE CIVILTA ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

Non c'è spazio per il pessimismo e soprattutto per la disperazione. Però Amin Maalouf ci mette davanti al fatto che gli uomini stanno navigando verso la disfatta, nel suo nuovo saggio 'Il naufragio della civiltà' pubblicato da La nave di Teseo nella traduzione di Anna Maria Lorusso.
    "Sicuramente quello di cui abbiamo bisogno oggi è una grande lucidità che ci permetta di guardare in maniera molto obiettiva a questo momento delicato e pieno di insidie che ci troviamo ad affrontare", spiega all'ANSA Maalouf che è stato tra i protagonisti del Festivaletteratura di Mantova 2019. Autore di romanzi e saggi come Le crociate viste dagli arabi, I disorientati e Un mondo senza regole, Maalouf, di origini libanesi, che vive a Parigi dal 1976 e dal 2011 fa parte dell'Accademia francese, è convinto che "a uno scrittore non venga affidato il ruolo di rassicurare le persone. Quello che deve fare uno scrittore, come me in questo caso, è dire alle persone è necessario un cambiamento vero, di 360 gradi. E' fondamentale prendere coscienza di quella che è la situazione e fare qualcosa". "Solo in questo modo si potrà evitare il naufragio", secondo l'autore che oltre ad alternare i romanzi ai saggi, ogni tanto si dedica anche a scritti di natura storica. "Non mi piace mai scrivere uno dopo l'altro libri che appartengono allo stesso genere ed effettivamente adesso mi sto dedicando a un romanzo, ho già cominciato a lavorarci", annuncia. In oltre 340 pagine ne Il naufragio delle civiltà, in cui Maalouf affronta le questioni cruciali del riscaldamento globale e della nuova corsa agli armamenti, ci mostra quanto siamo prigionieri dell'identità, della nazione e della religione. "La cosa paradossale è che assistiamo a questa deriva, che porta gli uomini verso il naufragio, proprio nel momento in cui in realtà l'umanità ha compiuto dei progressi straordinari. La tentazione che verrebbe a tutti è di pensare che i problemi nascano proprio dal progresso. Però io non lo penso. Non siamo vittime del progresso, ma siamo stati assolutamente incapaci di costruire un ambiente sociale e politico che fosse favorevole a fornire al progresso tutti quegli aspetti di cui aveva bisogno per permettere a noi e alla società di fiorire".
    La cosa più inquietante e che colpisce maggiormente Maalouf è che "non si sta proprio cercando una soluzione. Tutti si lamentano di una situazione che continua a deteriorarsi ma nessuno fa nulla. E' importante più che mai favorire il dibattito, il dialogo che invece non ci sono assolutamente. Si sfrutta la crisi per attaccarsi".
    Proprio la questione climatica fa emergere in modo netto il bisogno di solidarietà che ci dovrebbe essere tra i vari Stati e nazioni "ma c'è un'assoluta incapacità di organizzarla. Parliamo tanto di problemi e rischi, ci vengono presentate una serie di cifre ma nessuno fa un bel niente per cambiare la situazione. I rischi che ci venivano paventati 20-30 anni fa sono quelli che ci ritroviamo a vivere oggi e la situazione è addirittura peggiorata. Questo è un dramma", sottolinea lo scrittore.
    "Contro il riscaldamento globale anziché affrontare le questioni chiave di petto si concentra l'attenzione su tematiche marginali. La giovane svedese Greta Thunberg è un esempio: anziché arrivare al succo della questione, al suo messaggio, a quello che lei cerca di dire, si discute di quello che è in grado o non è in grado di fare, ci si interroga sul suo atteggiamento".
    Altra "spinosa questione è quella della nuova corsa agli armamenti: "sarebbe stato necessario subito dopo la caduta del muro di Berlino cercare di individuare un nuovo ordine per il nostro intero mondo ma anche in questo caso nessuno è stato in grado di fare nulla. Gli Stati Uniti sono i primi responsabili di questa situazione. Tutti i presidenti americani, da allora in avanti, hanno avuto un atteggiamento fallimentare in questo caso. Non sono riusciti ad essere quella potenza paterna che si proponevano. Oggi si è toccato il punto più basso del fallimento. L'esempio più chiaro lo abbiamo sotto gli occhi oggi. Siamo davanti all'assenza di ordine, non c'è più un ordine mondiale", avverte lo scrittore.
   

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