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Shafak, la letteratura deve costruire ponti

La scrittrice, 'abbiamo troppe informazioni e poco sapere'

(ANSA) - MANTOVA, 5 SET - ELIF SHAFAK, I MIEI ULTIMI 10 MINUTI E 38 SECONDI IN QUESTO STRANO MONDO (RIZZOLI, PP 356, EURO 19,00) Racconta la Turchia e la sua Istanbul dalla parte degli emarginati, dei reietti Elif Shafak, finalista al Booker Prize con il suo romanzo 'I miei ultimi 10 minuti e 38 secondi in questo strano mondo' pubblicato in Italia da Rizzoli. E lo fa attraverso la voce di una prostituta, Leila Tequila, assassinata brutalmente e buttata in un cassonetto delle immondizie dove, nel momento in cui sta per morire ricorda la sua vita e noi con lei.

"Racconto storie che il ministero del turismo turco non vorrebbe si sapessero" dice la Shafak, una delle più importanti autrici turche di oggi, che ha aperto il Festivaletteratura di Mantova. "Il ruolo e i diritti delle donne per me sono molto importanti. E' una questione di vita, concreta, non teorica. Sono stata cresciuta da una giovane mamma divorziata e da una nonna. Mia madre ha fatto i conti con tutti i pregiudizi del patriarcato e ho visto cosa ha significato per lei la solidarietà delle altre donne" dice all'ANSA la Shafak che vive da circa 15 anni a Londra ma è profondamente legata al suo paese. "Sono cresciuta - racconta - con la fede nella solidarietà e nella sorellanza di cui oggi, più che in altri periodi, abbiamo bisogno. In Turchia siamo tornati indietro ma in generale c'è sempre più autoritarismo da parte dei governi. Quello che molti non sanno al di fuori della Turchia è che è enormemente aumentato nella popolazione un sentimento nazionalistico, sessista, misogino e omofobo. Nei Paesi dove la democrazia è tramontata le donne e tutte le minoranze se la passano male. A ogni aumento del populismo, dell'autoritarismo corrisponde un arretramento sul terreno dei diritti. Ed è' successo in tantissimi paesi, non solo in Turchia. Penso alla Spagna e la cosa mi preoccupa molto".

Il cervello di Leila continua a funzionare anche dopo che il cuore si è fermato. "Studi canadesi hanno dimostrato che la nostra attività cerebrale è l'ultima a fermarsi. Il cervello è la sede della memoria, ma che cosa ricordiamo in quel lasso di tempo, in quei 10 minuti? Le cose belle, quelle cattive. Leila ricorda il suo passato, la sua infanzia, minuto per minuto" dice la scrittrice turca e noi ci troviamo davanti a una vita e a una città lacerata, contraddittoria, una città "che è, ed è sempre stata, una città femmina" come ricorda nella dedica la Shafak. "Non c'è una sola Istanbul, ce ne sono tante che confliggono fra loro. Tutta la Turchia soffre di una sorta di amnesia collettiva. Come scrittrice mi attrae molto ciò che non si sente e non si vede e scrivere significa parlare di tutte le contraddizioni" sottolinea.

Tra le voci più importanti della narrativa turca e internazionale, la Shafak in tutta la sua bellezza e luminosità lancia un invito a Mantova perché "in un mondo di conflitti, di discriminazioni e divisioni, la letteratura costruisca dei ponti. Abbiamo troppe informazioni e poco sapere, dobbiamo ribaltare le proporzioni tra queste due componenti. Tanta informazione genera oblio e ansia. La letteratura può contribuire a riumanizzare ciò che è stato disumanizzato" afferma. E incalza: "Abbiamo assistito alla Brexit, abbiamo visto l'assalto al potere di Trump. Dobbiamo uscire dal nostro guscio, dalla torre d'Avorio e diventare cittadini impegnati perché se non occupiamo noi questo spazio lo faranno gli estremisti, i nazionalisti. Dobbiamo farci sentire più forte". La scrittrice vorrebbe anche che le donne di Istanbul potessero rimpossessarsi degli spazi pubblici della città e non dimenticassero che ha nel cuore una fortissima energia femminile".

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