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Manzitti, il ponte, il crollo annunciato

Manzitti, il ponte, il crollo annunciato

Allarme ignorato, lo stesso Morandi aveva denunciato il pericolo

ROMA, 16 luglio 2019, 10:36

Elisabetta Stefanelli

ANSACheck

Franco Manzitti, Cronaca di un crollo annunciato - RIPRODUZIONE RISERVATA

Franco Manzitti, Cronaca di un crollo annunciato - RIPRODUZIONE RISERVATA
Franco Manzitti, Cronaca di un crollo annunciato - RIPRODUZIONE RISERVATA

Era l'estate del 1989, racconta Franco Manzitti, e si parlava della 'Bretella' che avrebbe cambiato le sorti della circolazione di Genova, quando un importante "assessore della giunta comunale di pentapartito, Giovanni Bagnara" gli confessò che "Quel ponte non ce la fa più, è ad alto rischio crollo! Lo sostengono i tecnici dell'Anas". Un allarme evidentemente ignorato, si fece la Bretella, 600 miliardi finanziati dal ministero dei Trasporti subito nelle casse, un mare di macchine e Tir in circolazione ignorando la fragilità di quel ponte.
    Proprio in quell'anno, prima di morire, lo stesso Riccardo Morandi scriveva lettere accorate: "Controllate quel ponte, verificate il cemento armato, indagate sugli stralli!".
    "Lo avremmo saputo dopo noi. Troppo tempo dopo", scrive ancora Manzitti, trent'anni dopo quando la Superba aveva radicalmente cambiato il suo volto, ma non il ponte che il 14 agosto del 2018 è crollato tragicamente portando nella polvere 43 vite umane. In "Cronaca di un crollo annunciato", il giornalista genovese racconta il prima e il dopo di quell'evento drammatico. Lo fa grazie alla sua esperienza di capocronista de Il Secolo XIX dal 1981 al 1986 e dal 1987 al 1989, poi quella di direttore de Il Lavoro e, quindi di caporedattore de La Repubblica per la Liguria dal 1992 al 1995 e dal 2000 al 2009.
    Ora in pensione, come ricorda Massimo Donelli nella prefazione, dando vita a questo libro che nasce "dal cuore di due vecchi zeneixi in memoria della Superfa sfregiata". Un libro per rabbia e per amore dunque, che indaga come in un giallo - ma è tutto vero - su un evento che ha spezzato non solo il cuore dei genovesi, ma di tutta l'Italia che come in coro quel giorno, guardano il crollo in diretta, ha detto "potevo esserci anch'io". Allora l'autore pone domande e cerca risposte, come ogni bravo cronista dovrebbe fare sempre, racconta cento anni di errori sì, del potere e della paura che cadesse, del rumore nella notte e di chi sotto quel ponte ha vissuto 65 anni, come Gherardo Ghirardini, 85 anni al numero 39 di via del Campobasso. Ed ora tante vite spezzate da recuperare.
    "Chissà quando arriveranno le sentenze, quando si concluderanno i processi. Quando potrà toccarsi con mano, davvero - conclude Manzitti - un risarcimento morale per tutti quei morti, per tutti quelli che hanno subito danni. Chissà quando la giustizia lascerà la sua parola definitiva sulla grande tragedia di Genova, annunciata e scampata per tanti anni.
    Persa in una'attesa lunga, piena di segnali forti, di avvenimenti rimossi, di dibattiti sterminati e alla fine letteralmente inutile".
   

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