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Michael Cunningham, storie cambiano la realtà

"Le storie hanno il potere di cambiare la realtà, è anche per quello che esistono. Ogni buon romanzo ha dentro di sé un obiettivo politico". Racconta così all'ANSA la sua scrittura impegnata e sempre legata all'attualità Michael Cunningham, che è stato ospite a Roma alla Basilica di Massenzio dove leggerà un inedito nell'ambito dell'incontro tra la Milanesiana di Elisabetta Sgarbi e il festival Letterature di Maria Ida Gaeta.
    "Oggi la libertà e i diritti civili sono sotto attacco: penso ai neri a cui la polizia spara, ai gay e ai transgender, alle donne, ai migranti e ai loro bambini. Stiamo tornando indietro, è terribile. Ma le persone che leggono libri provano più empatia: più conoscono le storie di persone che vivono esperienze diverse dalla propria e meno pensano per esempio che sia giusto rinchiudere gli immigranti nei campi", afferma lo scrittore statunitense, premio Pulitzer per la narrativa per il suo romanzo "Le ore" (Bompiani; dal libro è tratto l'omonimo film di Stephen Daldry), mentre fuma seduto a un tavolino nel giardino dell'albergo che lo ospita. Nell'evento promosso dal Parco Archeologico del Colosseo, Cunningham ha portato la sua riflessione sulla speranza e sui classici, temi delle due manifestazioni: "Oggi abbiamo bisogno della speranza più che mai, ma è difficile averne. È un argomento che mi interessa molto: confesso che ero preoccupato però quando Elisabetta (Sgarbi, nrd) mi ha detto che avrei dovuto scriverne. In Nord Corea per esempio il governo ha cambiato la lingua eliminando la parola libertà. La popolazione non ha più una parola per dire libertà: ma senza la parola cancelli anche l'idea. Così si porta via la speranza", spiega ancora l'autore. "Sono preoccupato che qualcosa di simile stia accadendo anche in Italia e negli Usa, perché la libertà di espressione è minacciata. Se non possiamo parlare apertamente perdiamo la speranza", prosegue, "in Italia e negli Stati Uniti vedo una situazione politica analoga, i governi sono simili. E credo che anche i sentimenti delle persone siano gli stessi: c'è chi sostiene il governo e chi no, ma tra le due parti non esiste possibilità di dialogo". In un presente complesso come quello che viviamo, definire la speranza oggi è difficile, ma Cunningham ci prova: "Io non so cosa sia esattamente, di certo è un sentimento", dice, "è anche credere nel futuro, nella vita, nei giovani e nei bambini, in un mondo più generoso e libero". Sui classici afferma che "sarebbe interessante capire quando un autore contemporaneo possa diventarlo: classici sono i testi di Dante e di Shakespeare, ma non so quanto tempo ci vuole perché uno scrittore di oggi sia considerato tale". Di certo anche gli scrittori sono chiamati a cambiare pelle, in un'evoluzione continua che va di pari passo con la società: "Gli scrittori cambiano insieme alla lingua, che riflette la realtà contemporanea e le nostre vite. Quando scrivo lavoro sulla lingua insieme alla storia, non posso separare le due cose", spiega, "la lingua ha una sua musica dentro: per questo è importante lavorare con i traduttori, perché le parole sono connesse con la nostra cultura, creano ponti tra persone di diverse parti del mondo e spesso quello che funziona in inglese per esempio può non funzionare nelle altre lingue". Autore di 7 romanzi pubblicati in Italia da Bompiani e della raccolta di fiabe 'rielaborate' "Un cigno selvatico" (La nave di Teseo), al nostro Paese Cunningham è legato da tempo: "Amo molto l'Italia, vengo qui almeno una volta all'anno", dice, "la prima volta è stato diversi anni fa, forse 15, grazie alla generosità di Beatrice Von Rezzori (della Fondazione Santa Maddalena, ndr) che mi invitò in Toscana come scrittore in residenza: da allora mi invita ogni estate per una settimana".
   

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