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L'uomo e la Luna, la leggenda Petrone

L'uomo e la Luna, la leggenda Petrone

Volume di Renato Cantore, la "tigre" nella stanza dei bottoni

ROMA, 03 luglio 2019, 10:01

di Enzo Quaratino

ANSACheck

La copertina di Dalla terra alla luna di Renato Cantore - RIPRODUZIONE RISERVATA

La copertina di Dalla terra alla luna di Renato Cantore - RIPRODUZIONE RISERVATA
La copertina di Dalla terra alla luna di Renato Cantore - RIPRODUZIONE RISERVATA

   RENATO CANTORE - DALLA TERRA ALLA LUNA, ROCCO PETRONE, L'ITALIANO DELL'APOLLO 11 (RUBETTINO EDITORE, PP 138, 15 euro).
  Il presidente degli Stati Uniti John Fitzgerald Kennedy aveva definito nel 1961, in piena guerra fredda, obiettivo nazionale, prima della fine di quel decennio, "far atterrare un uomo sulla Luna e farlo tornare, sano e salvo, sulla Terra". Missione compiuta otto anni dopo dagli astronauti Niel Armstrong, Buzz Aldrin e Michael Collins, quelli dell'Apollo 11: proprio 50 anni fa, il 20 luglio 1969, piantarono la bandiera a stella e strisce sul suolo lunare e rientrarono quattro giorni dopo a bordo della navicella spaziale, che ammarò nell'Oceano Pacifico. I sovietici, nella corso allo spazio, erano battuti. Ai nomi di questi giganti, protagonisti della più grande impresa del Novecento, è spesso associato quello, italianissimo, di Rocco Petrone. "Carneade, chi era costui?", avrebbe detto Don Abbondio. Rocco Petrone fu il direttore del programma Apollo, e, nella "stanza dei bottoni", guidò migliaia di ingegneri e tecnici che resero possibile quella missione, inflessibile e infaticabile come sempre, al punto da essere soprannominato "la tigre di Cape Canaveral". Di lui, delle sue origini italiane, della sua vita di scienziato e del suo appuntamento con la Luna che lo ha consegnato alla Storia, racconta il giornalista Renato Cantore nel volume "Dalla Terra alla Luna", edito da Rubettino, in libreria da pochi giorni. Il libro ha la prefazione di Tito Stagno, il giornalista che raccontò in diretta agli italiani lo sbarco sulla Luna (celebre il suo battibecco via satellite con il collega Ruggero Orlando a proposito dell'istante preciso in cui era avvenuto l'allunaggio).

Nato ad Amsterdam, un piccolo villaggio dello Stato di New York, nel 1926, figlio di emigranti italiani originari di Sasso di Castalda, in provincia di Potenza - racconta Cantore, che è stato vicedirettore della Testata Regionale della Rai ed ha seguito le orme della "tigre" dalla Basilicata fino a Cape Canaveral e Houston, raccogliendo testimonianze e documenti - Petrone non aveva ancora sei mesi quando il padre morì in un terribile incidente, travolto da un treno. Imponente nel fisico e vivace nell'intelligenza, si pagò gli studi lavorando. A diciassette anni fu ammesso all'Accademia militare di West Point, dove fece parte della squadra vincitrice del campionato nazionale di football. Diventato ufficiale dell'esercito americano, completò gli studi al Massachusetts Institute of Technology e fu uno dei maggiori esperti di missili e rampe di lancio. Voluto alla Nasa dal barone von Braun, considerato il capostipite del programma spaziale americano, lavorò alla costruzione del Saturno V e della mitica rampa di lancio 39 da cui partirono gli astronauti verso la Luna. Poi fu promosso direttore del programma Apollo. Con lui era proibito sbagliare o, peggio, divagare. Famose le sue passeggiate per la sala controllo quaranta minuti prima del lancio per controllare che la concentrazione di tutti fosse al massimo anche dopo ore di lavoro, mitiche le sue sfuriate, proverbiali le sue check-list, i controlli che tutti erano tenuti a eseguire con estrema attenzione nei lunghi mesi di preparazione dei lanci: solo quella sul modulo lunare comprendeva ben 30mila operazioni. Era anche un uomo dai forti sentimenti: una volta interruppe il conto alla rovescia di un lancio importante per salvare una coppia di aironi che aveva il nido troppo vicino alla rampa.

Fu lui, il 16 luglio 1969, a dare il "go" alla missione che portò l'uomo sulla Luna. Quattro ore prima della partenza dell'Apollo 11 i monitor di controllo segnalarono una pericolosa perdita di idrogeno liquido sul secondo stadio del razzo: senza il suo intervento decisivo la missione sarebbe stata probabilmente annullata, con conseguenze devastanti per il prestigio degli Stati Uniti.  Al culmine della carriera, divenne il numero tre della Nasa, che lasciò nel 1975. Mori a ottant'anni a Palos Verdes Estates, una cittadina costiera della California, dove si era ritirato per dedicarsi ai suoi studi sulla guerra civile americana. Il 23 aprile di quell'anno, intervistato dal Los Angeles Times e forse già pensando a Marte, Rocco Petrone disse: "L'uomo ha bisogno di avventure e di scoperte. Grazie a questo desiderio, alla voglia di provare anche quando l'impresa sembra impossibile, è partito dalle caverne ed è arrivato dov'è oggi, e il cammino non è ancora finito. Io credo che l'avventura dello spazio sia una sfida che serve all'uomo per fare sempre nuove scoperte e, attraverso la conoscenza, diventare migliore".
   

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