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Sparaco, racconto il tempo che stringe

Sparaco, racconto il tempo che stringe

Interesse per fare serie o film da romanzo vincitore DeA Planeta

ROMA, 20 maggio 2019, 12:41

Mauretta Capuano

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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SIMONA SPARACO, NEL SILENZIO DELLE NOSTRE PAROLE (DEA PLANETA, PP 281, EURO 18). Un libro cinematografico, europeo, che intreccia diverse storie in un tempo strettissimo, 15 ore dal ritmo thriller in cui i personaggi si confrontano con la vita e la morte e con i rapporti di parentela, soprattutto tra genitori e figli. Simona Sparaco ha cavalcato questa sfida nel romanzo 'Nel silenzio delle nostre parole' con cui ha vinto la prima edizione del premio letterario DeA Planeta 2019 (150 mila euro), al quale si è presentata con lo pseudonimo maschile di Diego Tommasini.
    E il romanzo non ha fatto in tempo ad arrivare in libreria, il 14 maggio per le Edizioni DeA Planeta, che "ha già suscitato molto interesse per farne una serie o un film. Tanti agenti lo hanno voluto in lettura al Salone del Libro di Torino 2019, dove è stato presentato in anteprima, ma aspetto proposte concrete e di qualità. Si presterebbe molto come serie televisiva perchè è una multistoria" racconta all'ANSA la Sparaco, 40 anni, che è una grande appassionata di serie televisive da 'La casa di carta' a 'Suburra' e ha scritto questo libro durante la gravidanza del suo secondo figlio, Tommaso, avuto da Massimo Gramellini.
    "E' il mio libro più intenso. E' stato un esperimento. E' stato stranissimo perchè di questo romanzo sono stata scrittrice e spettatrice" afferma. Autrice già pubblicata da Einaudi e Giunti, già finalista ai Premi Strega e Bancarella, in 'Nel silenzio delle nostre parole' la Sparaco è partita dal fuoco, dal cortocircuito di un frigorifero che sviluppa un incendio in un palazzo di quattro piani a Berlino. Lì vivono Alice, che ha vent'anni sta facendo l'Erasmus e scoprendo l'amore per Matthias, la ballerina Polina che non riesce ad accettare il proprio corpo dopo la maternità e Naima, che ha un rapporto difficile con il figlio Bastien, che si droga e vive ai margini ma farà per salvarla un gesto eroico.
    "Mi sono ispirata alla cronaca, a persone che conosco, a esperienze personali però questi personaggi sono stati da subito indipendenti. Volevo raccontare il pericolo, la vicinanza con la morte, il tempo che stringe e quell'urgenza di fare i conti con chi sei e con chi ti ha messo al mondo. 'Il primo e l'ultimo nome' diceva la poesia di Edoardo De Amicis che si riferisce alla madre. Si parte dalle madri e si ritorna a loro. Il legame è ancestrale e profondo. La mamma è la terra da cui vieni, la tua radice, il tuo Dna. Questa imprescindibilità mi ha sempre affascinato" dice la Sparaco. In ognuno di questi personaggi c'e' qualcosa della scrittrice e vengono poste delle questioni che riguardano un po' tutti. "La giovane con il neonato è una donna che rifiuta questo bambino perchè era una ballerina in carriera e un figlio è una battuta d'arresto e devi essere pronta ad accettarlo. Attraverso Alice indago altre dinamiche come il fatto di avere una mamma ansiosa" spiega l'autrice del libro. E c'è anche una scena lesbica tra due donne musulmane, una con il velo, che si baciano. Tra i personaggi maschili, Bastien "è il mio preferito. E' un ragazzo che ha sofferto tanto, è un drogato. E' quello che avrei voluto abbracciare fin dall'inizio e mentre scrivevo mi ha sorpreso.
    Sono stata quasi spettatrice dei suoi ragionamenti" racconta la scrittrice alla quale il fuoco ha sempre fatto terrore. "Le fiamme sono le mie paure, qualcosa che non puoi governare. Se tu sei intrappolato in un palazzo, che rappresenta lo schema mentale, e non sei in grado di uscire, le tue paure finiscono per divorarti. Il mito della torre di Babele, di cui è appassionato mio padre, è l'unica parte reale e autobiografica del libro" rivela. La scelta di Berlino, che la Sparaco grande viaggiatrice conosce bene, non è casuale: "è una città multiculturale con stranieri di seconda generazione. E' una città emblematica del cambiamento. Parliamo tanto di Europa ma mai di letteratura europea".
    E se al Premio DeA Planeta ha partecipato perchè voleva sapere "quanto vale il mio libro senza il mio nome" ora la scrittrice si affida al lettore "perchè è lui che decide" e invita a superare la diffidenza del mondo letterario italiano: "diamo fiducia a questo nuovo premio che fa bene a tutti" dice sorridendo.
   

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