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Il Voynic, mistero enigmatico

Il Voynic, mistero enigmatico

del manoscritto seicentesco esce edizione fotografica Bompiani

ROMA, 05 novembre 2018, 12:21

Paolo Petroni

ANSACheck

Il manoscritto Voynich, Bompiani - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il manoscritto Voynich, Bompiani - RIPRODUZIONE RISERVATA
Il manoscritto Voynich, Bompiani - RIPRODUZIONE RISERVATA

Quando Umberto Eco visitò la Beinecke Library della Yale University, l'unico manoscritto della collezione che chiese di sfogliare fu il Voynich, di cui ora Bompiani propone un'edizione (pp. 274 - 40,00 euro) in uscita il 7 novembre con la riproduzione a colori di ogni pagina dell'originale, con i suoi caratteri misteriosi e le incredibili e fantasiose illustrazioni. Dal 1912, anno in cui Wilfrid Voynich, un mercante di libri rari di origini polacche, lo acquistò dai gesuiti di Villa Mondragone, vicino a Frascati, schiere di studiosi, linguisti, filologi e criptologi - persino esperti della Nasa e un software di intelligenza artificiale - hanno cercato di risolvere l'arcano di questo codice impenetrabile, risalente alla prima metà del XV secolo. La datazione al radiocarbonio definisce con buon margine di sicurezza che il volume sia databile tra il 1404 e il 1438, anche se l'impossibilità di analizzare l'inchiostro lascia spazio a ulteriori ipotesi circa il momento in cui sia stato scritto e disegnato. Infatti, oltre al fascino di una lingua indecifrabile nel senso e nei segni, il libro ha una mirabile ricchezza di non meno enigmatiche illustrazioni che oggi ci affascinano ancora.
    Queste inquietanti illustrazioni acquerellate, che rappresentano curiosi simboli, animali e piante (sconosciute anche se plausibili), sfere celesti e donne nude, talora impegnate in attività del tutto incomprensibili, sono state usate nel tempo per creare una ipotetica suddivisione del Manoscritto in sezioni: botanica, astrologica, biologica, farmacologica, più l'ultima a partire dal foglio 103 in cui compaiono solo piccole stelle a sinistra delle righe, che potrebbero indurre a credere possa trattarsi di una sorta di indice.
    Del manoscritto si ha notizia la prima volta in cronache praghesi del Seicento che parlano del suo acquisto da parte dell' imperatore Rodolfo II d'Asburgo, noto alchimista, che lo ebbe a caro prezzo dall'esoterista inglese John Dee, il quale, a sua volta, lo aveva avuto dalla famiglia del duca di Northumberland, che di dice se ne fosse impadronito in una delle sue razzie in un monastero inglese. Se ne perdono poi le tracce sino a quando lo ritrova a Mondragone il Voynich, che vi rinvenne tra le pagine una lettera di Johannes Marcus Marci, medico reale di Rodolfo II, con cui accompagnava il libro spedendolo all'amico gesuita Athanasius Kircher, eminente rappresentante dell'enciclopedismo seicentesco dagli eclettici interessi compresi quelli linguistici, perché provasse a decifrarlo. Infine il volume passò al libraio americano Hans P.
    Kraus, che non riuscendo a venderlo a sua volta, lo donò alla Beinecke Rare Book and Manuscript Library of Yale University, dove oggi è conservato.
    Per quel che riguarda la lingua e i caratteri usati nel testo questi non appartengono ad alcun sistema alfabetico/linguistico conosciuto. Tra i tanti i tantissimi studi, raramente significativi, di scienziati e specialisti di ogni tipo di sapere che ne hanno scritto e hanno tentato di analizzarlo, viene citato quello anni '70 di William Ralph Bennett, che ha lavorato su dati statistici, rilevando che il linguaggio del Voynich è composto con un vocabolario limitato e ripetitivo con una frequenza da rasentare l'assurdo oltre ad essere apparentemente di una incredibile elementarietà, pur restando assolutamente indecifrabile (sfruttando le ricorrenze alfabetiche qualcuno dice di aver tradotto qualche parola, ma decisamente a caso e che non aiuta a trovare alcun ulteriore significato). In questa edizione Bompiani, tre saggi introduttivi dell'esperto di manoscritti Stephne Skinner, del docente universitario e esperto di scritture alchemiche Rafal T. Prinke e dell'autore del sito più completo sul manoscritto(www.voynich.nu) René Zandbergen, ne raccontano la storia e quella delle sue chiavi interpretative a oggi proposte senza riuscire a penetrare i segreti, tanto da ver affascinato anche alcuni scrittori che il Voynich citano e usano in loro romanzi fantastici, da Colin Wilson a Valerio Evangelisti.
   

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