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La trama dei sentimenti di Caboni

La trama dei sentimenti di Caboni

La stanza della tessitrice, stoffe e abiti per inseguire i sogni

ROMA, 03 novembre 2018, 13:28

Marzia Apice

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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CRISTINA CABONI, LA STANZA DELLA TESSITRICE (Garzanti, pp.296, 18.60 Euro). Una piccola grande storia di tradizioni antiche e di suggestioni lente, che racconta di un tempo scandito dalla cura di fili e stoffe, seguendo il ritmo di un telaio che cuce all'infinito, nella convinzione che ogni abito sia anche un sentimento: coinvolge con delicatezza ma nel profondo il nuovo romanzo di Cristina Caboni, "La stanza della tessitrice", edito da Garzanti. Al centro del libro ci sono Camilla, giovane stilista ansiosa di prendere in mano il suo destino, e la matura Marianne, la donna, dura e spigolosa, che l'ha cresciuta come fosse sua figlia e che non ha fatto i conti con il proprio passato. Tra di loro, la leggenda di Maribelle, la "tessitrice di sogni", e un baule antico con un abito che al suo interno nasconde il segreto di uno scrapolario, un sacchettino di tessuto posto vicino alle cuciture interne contenente un messaggio. Ambientato tra Bellagio, Milano, ma anche Como, Oristano e Parigi, il romanzo mescola passato e presente, tradizioni e modernità, accompagnando il lettore alla scoperta del tessuto delicato e prezioso dei sentimenti. La scrittura coinvolgente di Caboni delinea con attenzione i caratteri delle due donne che tessono i fili della vicenda: sono loro che con caparbietà e coraggio vogliono realizzare i propri obiettivi, percorrendo strade lastricate di passi falsi, fragilità, ingiustizie e ferite dell'anima. "Ogni abito per me è un linguaggio che comunica senza parole, è un involucro che deve esaltare la personalità di chi lo indossa, che deve far star bene", spiega all'ANSA Cristina Caboni, "ma l'idea del libro nasce da uno scrapolario regalatomi tempo fa. In Sardegna ancora si usa mettere dentro questo piccolo sacchetto qualcosa di misterioso: è un oggetto che si confeziona pensando alla persona che lo deve indossare". "Vengo da una famiglia di tessitrici, e ricordo il telaio che scandiva ogni momento della giornata", afferma l'autrice, "amo gli abiti, anche perché in Sardegna il vestito è una sorta di istituzione che racconta la persona anche socialmente. La mia è forse una sensibilità diversa, e per questo ho voluto parlare di un nuovo concetto di moda, che metta al centro la persona. Oggi avviene il contrario, perché i modelli nelle pubblicità sembrano dirci: indossa questo abito e diventerai come me". "Le donne del romanzo vogliono cambiare le cose, inseguono i propri sogni: del resto io ho sempre avuto davanti a me persone che hanno lottato nella vita", dice ancora, "nei miei libri c'è un continuo muoversi, correre, desiderare: scrivo storie per chi ama la complessità dei sentimenti".
   

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