(ANSA) - ROMA, 12 GEN - MARIO CAPANNA, NOI TUTTI (GARZANTI, PP 117, EURO 16,00). Non un "rasoio che separò il passato dal futuro", come ne parlò il Time nel 1998, ma un "filo che collega il passato al futuro attraverso uno sconvolgimento di paradigmi, per cui, da allora, nulla è più stato uguale a prima". Mario Capanna parla così del Sessantotto, a mezzo secolo dall'anno in cui esplosero le contestazioni e rivolte che cambiarono il mondo, rovesciando in parte il giudizio del settimanale americano.
E proprio in questo collegamento vede una speranza per il futuro nel suo nuovo libro 'Noi Tutti', che esce per Garzanti ed è "idealmente una lettera aperta a tutte le persone del mondo", in cui invita a superare l'individualismo, a tornare a ragionare insieme perchè "per salvarci, e per salvare il mondo, occorre che ce ne occupiamo tutti: ogni singola persona e tutti i popoli". Leader studentesco del Sessantotto, protagonista di una storica stagione di lotte, parlamentare europeo e deputato, Capanna spiega però che un "'nuovo Sessantotto' non basterebbe, occorre qualcosa di più e di meglio", ma ci spinge a credere che si possa realizzare una via alternativa al mondo del profitto, della globalizzazione e delle enormi disuguaglianze sociali. E proprio la critica del profitto e la sua messa in discussione - non solo teorica, ma soprattutto pratica - furono uno degli elementi più radicali, e sovversivi, del 1968-69" ricorda.
Tutto ruota intorno a quel NOI che è l'acronimo di "Nuovo Ordine Internazionale, o Nord Ovest Imperante" e nello stesso tempo è il noi, nel senso di insieme dell'umanità. "Viviamo tristemente, e pericolosamente, il tempo in cui il NOI ha assorbito noi, le nostre singole individualità e l'insieme dell'umanità; scandisce le nostre esistenze, le plasma e le regola, fino al punto da impedirci, ormai, persino di rendercene conto" sottolinea Capanna. E non ci sarà alternativa fino a quando "accetteremo di essere ostaggi e prigionieri del NOI".
In questo percorso, lo storico leader, che è anche coltivatore diretto e apicoltore, ci mostra, citando statistiche e dati, le disparità create dall'economia al servizio dell'1%, per cui tre quarti dell'umanità è schiacciata da miseria e disperazione, ci fa vedere come i muri siano tornati ad essere i protagonisti della storia, come la nostra realtà sia diventata quello che chiama mondofiction, cioè il mondo ridotto alla simulazione, in cui esiste solo ciò che viene fatto apparire.
Dai fenomeni migratori accompagnati da una reazione di "rifiuto e di contrasto", all'allungamento dell'età pensionabile, alle postverità e fake news in un mondo in cui "siamo più informati, ma sappiamo di meno", sono tante le questioni prese in considerazione da Capanna che alla fine cita l'incoraggiamento di Einstein: "la modernità ha fallito. Bisogna costruire un nuovo umanesimo, altrimenti il pianeta non si salva". E sono tante le domande che solleva e alle quali non è così facile trovare una risposta. Fino al quesito fondamentale: "non sarà, per caso, che la tanto decantata 'democrazia rappresentativa' fosse (e sia) utile e funzionale ai più forti contro la maggioranza dei cittadini? Interrogativo - dice Capanna - questo, oggi attuale ancora più di ieri".
Contestazione globale e coscienza globale, le due ali del Sessantotto non sono state cancellate. Anzi, dice Capanna, per quanto riguarda la coscienza globale "la sua voce parla oggi con un'attualità accresciuta, in proporzione all'aumento dei pericoli che minacciano la specie umana e la Terra". E, dunque, "come precedente volto al futuro, il Sessantotto rimane termine di riferimento anche perchè è stato l'unica rivoluzione non consumata" sottolinea Capanna.(ANSA).