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Asia, amore madre - figlia oltre la malattia

Ruthy Pribar

Asia, amore madre - figlia oltre la malattia

Da 12/2 su Miocinema film pluripremiato con Haas (Unorthodox)

ROMA, 11 febbraio 2021, 11:17

di Francesca Pierleoni

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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 Un legame madre - figlia che cresce e diventa tanto forte da diventare quasi simbiotico, nella peggiore delle circostanze. Lo mette in scena Asia, l'opera prima della regista Ruthy Pribar, con Alena Yiv e una delle giovani attrici rivelazione del 2020, Shira Haas, 25 anni, nominata agli Emmy nel 2020 e quest'anno ai Golden Globe per la sua prova d'attrice nella serie Netflix Unorthodox.
    Un'interprete di un'intensità fuori dal comune che conferma in questo film, già pluripremiato. Dopo il debutto al Tribeca Film Festival dove ha vinto tre riconoscimenti, tra cui quello come migliore attrice per Shira Haas, Asia ha conquistato nove Premi Ophir, i principali premi cinematografici israeliani, tra i quali quello per il miglior film (vittoria che l'ha reso automaticamente il candidato israeliano all'Oscar, anche se non è entrato nella shortlist), per la migliore attrice protagonista a Alena Yiv e miglior attrice non protagonista (Haas). Ora il film arriva in Italia dal 12 febbraio in esclusiva su MioCinema.
    Protagonista della storia è Asia (Yiv), infermiera e madre single che ha cresciuto in Israele come immigrata dalla Russia, la figlia Vika, 17enne che lotta contro una malattia neurodegenerativa (non viene nominata ma si può pensare alla Sla, ndr). Il loro rapporto inizialmente difficile e distaccato cambia radicalmente quando la malattia di Vika improvvisamente peggiora, proprio nel pieno del suo percorso per diventare adulta (aveva anche da poco deciso di perdere la verginità). Per Asia, che fatica a trovare un equilibrio, anche sentimentale, nella propria vita è il momento di crescere, e prendersi cura di quella figlia molto più matura di lei.
    Il film nasce da un'esperienza personale vissuta dalla regista: "Quattordici anni fa ho perso mia sorella - dice in un incontro online organizzato da The Wrap, Ruthy Pribar, classe 1982 - è stato un trauma e un dolore enorme, con cui ancora mi confronto. Però mi sono resa conto che in quei mesi, non riuscivo ad essere realmente presente per mia sorella, mentre mia madre ha sacrificato tutto per aiutarla, in ogni maniera possibile, è stata con lei costantemente. Era la storia che volevo raccontare" anche se la vicenda di Asia e Vika "è molto lontana da quella vissuta nella mia famiglia".
    Shira Haas ha finito la lettura del copione in lacrime "e non è una cosa così usuale, nella vita non mi capita di piangere tanto facilmente. Ogni parte del mio corpo mi diceva di fare il film. Consideravo un onore poter interpretare un personaggio così meraviglioso e complesso. Si parla di lutto, di perdita, ma nella storia ci sono anche una profonda sensibilità ed empatia".
    Una delle sfide principali per l'attrice è stata rendere fisicamente il peggiorare delle condizioni di Vika: "Ho letto moltissimo, ho visto documentari e con Ruthy abbiamo incontrato vari dottori e pazienti affetti da questo tipo di malattie - dice -. Mi ha molto aiutato anche il fatto che il film sia stato girato in ordine cronologico".
    Anche Alena Yiv ha detto subito sì al progetto: "Mi hanno offerto il film poco dopo che era nata mia figlia. Inizialmente ho potuto leggere solo due scene, e mi ha colpito per quanto fossero contrastanti, l'una dall'altra. Ho capito che il mio personaggio affronta una sorta di trasformazione spirituale".
    L'alchimia che si vede tra le due attrici "ha preso forma attraverso le prove, passando molto tempo insieme, compresi vari pranzi e cene - spiega Shira Haas -. Tra noi e anche con Ruthy è nato subito un legame profondo che continua ancora oggi".
   
   

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