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De Peretti, racconto la Corsica in guerra

Una vita violenta, in sala storia movimento indipendentista

 (ANSA) ROMA 20 MAG - 'Una vita violenta' di Thierry De Peretti, gia' alla Semaine de la Critique a Cannes in sala dal 23 maggio con la Kitchenfilm, racconta la guerra mai davvero conclusa del movimento indipendentista corso negli anni caldi di inizio millennio.
    Protagonista e' Ste'phane (Jean Michelangeli) che, nonostante la minaccia di morte che pesa sulla sua testa, decide di tornare a casa per partecipare al funerale del suo migliore amico e compagno d'armi, Christophe (Henry Nol Tabary), ucciso il giorno prima. Per Ste'phane e' l'occasione per ricordare gli eventi che hanno condotto lui, intellettuale piccolo borghese di Bastia, a passare dalla piccola criminalita' alla radicalizzazione politica e alla clandestinita'.
    Dice De Peretti, nato e cresciuto in Corsica: "Ho sempre trovato difficile spiegare ai miei amici, alle persone che incontravo o ai miei colleghi di Parigi il posto da cui venivo, e non soltanto dal punto di vista geografico.
    Eppure non sono cresciuto in un luogo arcaico e fuori del tempo, e proprio come i miei coetanei anch'io ho ascoltato gli Smiths e guardato Uomini veri di Philip Kaufman, Nightmare di Wes Craven o Police di Maurice Pialat. Certo - continua il regista alla sua opera seconda dopo 'Apache' - la mia infanzia e adolescenza sono state segnate da un clima di violenza politica. Sono interessato a quel periodo in cui dozzine di giovani corsi, come me, furono uccisi brutalmente, spesso per ragioni oscure. Filmare quel periodo significa affrontare temi come l'origine della violenza e interrogarsi su quelli che affliggono l'isola ancora oggi.
    'Una vita violenta' non ha una prospettiva storica, ma tratta di storia e di politica, e soprattutto della Francia. Il film - continua - e' un omaggio a tutti quei giovani che si sono persi o sono stati uccisi. Ma e' anche la promessa di un dialogo tra una generazione dimenticata, persa e abbattuta e un'altra, ancora viva e vegeta, rappresentata sullo schermo dai suoi predecessori".
    Il regista mostra invece una certa delusione per il fatto che 'Una vita violenta' - il titolo echeggia ovviamente Pasolini suo autore di riferimento- non abbia suscitato in Francia troppe polemiche nonostante guardi anche con troppo favore al nazionalismo nella sua forma violenta: "In realta' mi avrebbe fatto piacere che si creasse polemica attorno al film - spiega -, ma questo non e' successo piu' di tanto. Non volevo certo fare un'apologia della rivoluzione, ma mi aspettavo un certo scandalo. C'e' stato un silenzio assoluto. Forse la maggior violenza dei media alla fine e' l'indifferenza".(ANSA).
   

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