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Melissa McCarthy, vera falsaria da Oscar

'Copia originale', candidato a 3 Academy Award, in sala il 21/2

 Una storia alla quale Hollywood lavorava da anni: da un primo progetto con Nicole Holofcener come regista e Julianne Moore come protagonista, alla versione che si è riuscita a realizzare sempre con una coppia di donne: la cineasta Marielle Heller dietro la macchina da presa e Melissa McCarthy, qui alla migliore prova della sua carriera uscendo dai canoni delle commedie pure, per dare vita alla vera storia della brillante, misantropa e sorprendente scrittrice/falsaria Lee Israel (1939 - 2014). Ne è nato un gioiellino di cronaca, divertimento e satira sociale, 'Copia originale', candidato a 3 premi Oscar (per Melissa McCarthy come migliore attrice protagonista, Richard E. Grant come miglior attore non protagonista e la migliore sceneggiatura non originale), in uscita il 21 febbraio con 20th Century Fox. La vicenda raccontata è quella di uno di casi di falsi più discussi degli ultimi anni: quello realizzato da Lee Israel, autrice di biografie bestseller tra gli anni '70 e '80 (fra le altre dell'attrice Tallulah Bankhead e la giornalista Dorothy Kilgallen), allergica al marketing e poco propensa a cambiare qualcosa di se' pur di diventare un personaggio pubblico: il look trascurato e la tendenza a bere troppo non aiutano.
    Resistenze (presenti anche nella sua vita privata) che paga quando dopo il flop di una sua biografia della creatrice dell'impero della cosmetica Estee Lauder, si ritrova a inizio anni '90 'scaricata' dalla sua agente e in bolletta, tanto da non poter pagare neanche le cure alla sua gatta anziana e malata. La decisione di vendere una lettera che aveva ricevuto anni prima da Katharine Hepburn, le fa venire in mente l'idea di rimettere le sue finanze in sesto, falsificando lettere di personaggi famosi. Con un ritmo folle inizia così a 'produrre' in un anno oltre 400 lettere a firma di personalità delle quali coglie appieno lo spirito ironico e tagliente, come Dorothy Parker, Marlene Dietrich, il commediografo Noel Coward, Louise Brooks, Lilian Hellman, la leggendaria diva del varietà Fanny Brice. E' talmente brava da ingannare un'ampia rete di librai antiquari, ma arriva il passo falso. Momento nel quale diventa fondamentale l'aiuto dello scapestrato amico Jack Hock, affascinante e funambolico inglese gay, rovinato dagli eccessi, interpretato in modo strepitoso da Richard E. Grant. La coppia di criminali sui generis si ritrova però tallonata dall'Fbi...
    A dare grande forza al film, c'è il tocco sensibile di regia dato da Marianne Heller, che sa dare al racconto il giusto tocco di pathos, una spruzzata di commedia gialla, e di critica sociale su un ambiente letterario dove il personaggio conta più dell'opera. Spicca Melissa McCarthy, capace di cogliere appieno la complessità e le fragilità di Lee Israel, che non ha mai rinnegato il suo lavoro da talentuosissima 'falsaria': tanto che molte delle lettere che aveva scritto, anche dopo lo scandalo, sono continuate a circolare, scambiate e vendute per vere. "Mi sono così affezionata a Lee da volere che tutti la vedano per ciò che realmente era - dice Melissa McCarthy nelle note di produzione - per il suo talento, la sua intelligenza, il suo notevole e caustico umorismo ma anche le sue condizioni difficili, le debolezze, il cuore spezzato, la rabbia. Voglio che le persone la amino come la amo io".
    La scrittrice ha raccontato la sua storia nel 2008 con il libro di memorie, 'Can you ever forgive me?', sui cui è basata la sceneggiatura firmata da Nicole Holofcener e Jeff Whitty. "Penso che Lee sarebbe stata molto fiera di avere un film sulla sua vita e di ricevere tanta attenzione per il suo lavoro e il successo delle sue falsificazioni - spiega la regista -. Perché in fondo penso fosse veramente fiera di ciò che aveva fatto; non contenta di essere stata una criminale, ma di averle scritte così bene da avere tante persone che credessero in lei".(ANSA).
   

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