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Carla Fracci, da Eduardo alla Taylor, la mia Domenica Con

Carla Fracci, da Eduardo alla Taylor, la mia Domenica Con

Etoile disegna palisesto Rai Storia 18/10 tra omaggi e aneddoti

ROMA, 16 ottobre 2020, 20:55

di Daniela Giammusso

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"In Tv? Con mio marito guardiamo tanta Opera e poi Rai Storia. Ma vorrei vedere più danza. Soprattutto in questo periodo, drammatico per tutti e ancor più per il balletto: in teatro non si potrà continuare in eterno con gli assoli". A raccontarsi è Carla Fracci, la prima ballerina assoluta, colei che ha portato talento e grazia sui palcoscenici di tutto il mondo, ma anche attrice e donna di tv. Oggi, direttore di rete per un giorno, protagonista della "Domenica Con" del 18 ottobre: suo il palinsesto disegnato per Rai Storia dalle 14 a mezzanotte. "Quando me lo hanno chiesto - racconta all'ANSA - con mio marito (il regista Beppe Menegatti ndr) abbiamo pensato di dedicare la giornata alle tante persone importanti con cui abbiamo condiviso momenti bellissimi, dentro e fuori la scena. Anche per regalare al pubblico qualche aneddoto, magari inedito". La domenica, che lei stessa presenterà nello spazio curato da Giovanni Paolo Fontana ed Enrico Salvatori, si trasforma così subito in un caleidoscopico album personale. Il primo amico che cita è Eduardo De Filippo con un estratto delle prove del balletto ispirato a Filomena Marturano al Teatro S. Carlo di Napoli nel 1996 e con un'intervista allo stesso Maestro sull'arte di invecchiare. "Era un uomo generoso - racconta oggi la Fracci - Prima di andare in scena con la Filumena mi fece la sorpresa di arrivare con la 'vera' poltrona utilizzata da Titina. Finivo il balletto sedendomi lì. Il debutto fu unsuccesso e mentre ci abbracciavamo, commosso, mi disse: ora posso chiamarti 'sorella'". Una carrellata di interviste, dagli anni Sessanta fino all'avvento della tv a colori, raccontano gli incontri con Ruggero Orlando, Catherine Spaak, Paolo Ferrari fino a Piero Chiambretti, mentre Carlo Lizzani la svela nel documentario del 1972, ritrovato oggi nelle Teche Rai, "Una donna un paese". Ma alle 15 ecco l'omaggio alla sua amicizia con Richard Burton, Liz Taylor e Franco Zeffirelli (anche con il documentario "Per Firenze" del 1966, dedicato dal Maestro alla sua città ferita dall'alluvione dell'Arno). "Di Zeffirelli ricordo le nostre vacanze nella sua casa di Positano - sorride ancora oggi la Fracci - Burton e la Taylor vennero a vedermi danzare, ma lei ebbi modo di frequentarla anche a New York, mentre provava La gatta sul tetto che scotta. In comune avevamo l'amicizia con Nureyev. Era una donna molto simpatica, aperta. Si prendeva in giro per i suoi tanti uomini". E ancora, Vittorio De Sica con il film "Cento anni d'amore", che diventa l'occasione per far conoscere meglio al pubblico il marito Beppe Menegatti, che del grande Vittorio fu assistente. "De Sica voleva molto bene a Carla - svela lui - Aveva un sogno: dirigerla in un film tratto da La Montagna incantata di Thomas Mann. Non se ne fece nulla per 'intrighi' di produzione". Occasione mancata per la Fracci anche con Madame Curie, la scienziata due volte Premio Nobel, che voleva portare in scena e che ora ricorda con il documentario "Marie Curie, oltre il mito". E poi ecco la Fracci meno nota: cantante con Renato Rascel, ballerina con le gemelle Kessler ("Quanto ci siamo divertite con Bernestein che suonava", racconta), modella per lo scultore Francesco Messina e "musa" per l'amico Eugenio Montale. Forse un po' a sorpresa, guarda invece all'Oriente la sua prima serata con il film cinese "Lettere di uno sconosciuto" di Zhang Yimou. "Un mondo che mi ha sempre affascinato", spiega. Per Le creature di Prometeo, "ho avuto la fortuna di lavorare con la più grande danzatrice indiana, Mallika Sarabhai. Un giorno le chiesi chi fosse il suo partner in scena. Mi rispose: Dio". La giornata si chiude con un estratto dal documentario "Verdi" di Renato Castellani. "Da lunedì? In tv vorrei vedere più arte, più danza, più cultura - dice - Non solo perché sono i settori più colpiti dalla pandemia, ma perché aiutano a pensare".

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