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Tv accesa anche nella fase 2, tg ancora sugli scudi

Tv accesa anche nella fase 2, tg ancora sugli scudi

Studio Frasi, ma la pubblicità ha rinunciato al suo ruolo anticiclico

ROMA, 08 giugno 2020, 20:26

Redazione ANSA

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Più liberi di muoversi, fare shopping, incontrare gli amici, tornare a godere il fascino dell'arte, ma ancora con la tv accesa, sintonizzata in particolare sull'informazione: durante la fase 2 l'ascolto resta infatti il più alto degli ultimi 16 anni, trascinato in alto soprattutto dai tg. E' quanto emerge dall'analisi dei dati Auditel in tempo di coronavirus elaborati dall'Osservatorio dello Studio Frasi. Nei primi 34 giorni della fase 2 (4 maggio - 2 giugno) sono ancora oltre 11 milioni, nella media delle 24 ore, le italiane (56,9%) e gli italiani (43,1%) che hanno tenuto il televisore per una media di 363 minuti, oltre un'ora e mezzo più di quanto non fosse nel 2005. Negli stessi giorni del 2005 i telespettatori furono 8,8 milioni.

Con l'avvento del digitale e dei nuovi canali l'ascolto complessivo salì progressivamente fino ai 10 milioni e mezzo del 2013: ancora oggi, comunque, le sei reti generaliste Rai e Mediaset 'occupano' da sole oltre la metà (il 51.02%) dell'ascolto complessivo, pur avendo perso 23 punti di share (10.95% la Rai, 12.02% Mediaset). A fare la parte del leone anche dopo la fine del lockdown resta l'informazione, che domina le classifiche dei programmi più visti. Per esempio, in ciascun giorno della settimana appena trascorsa - fa notare lo Studio Frasi - ci sono ben cinque telegiornali tra i nove programmi più visti. Il Tg1 della sera ha una media di 5,5 milioni e del 24.4% di share (4 maggio-6 giugno), 1,1 milioni e il 2.7% in più rispetto agli stessi giorni del 2019; il Tg5 raccoglie 4,6 milioni di spettatori e il 20% (+710mila e +0.79%); la TgR in onda su Rai3 raggiunge i 3,2 milioni di persone e il 16.37%, mettendo a segno la crescita più alta (+4.4%). I tre notiziari delle 20, Tg1, Tg5 e TgLa7 producono da soli oltre il 50% degli ascolti complessivi di televisione (Tg1 24,4% - Tg5 20% - Tgla7 5,6%). Non a caso Rai e Mediaset hanno spinto maggiormente sull'informazione, con 154 ore in più rispetto agli stessi giorni del 2019 (+76% la Rai, +24% Mediaset).

Qualche sorpresa arriva dall'analisi territoriale: il Tg1 'conquista' la Lombardia che nel 2019 era appannaggio del Tg5 (passando da una media di 677mila spettatori e del 18.86% a 889mila con il 21.76%), ma perde il Veneto che gli preferisce il Tg5 (passato da 362mila con il 19.59% a 481mila con il 23.23%). Con la pandemia l'aumento degli ascolti non è andato di pari passo con una proporzionale crescita degli investimenti pubblicitari da parte delle aziende.

Durante la cosiddetta Fase 1 - rileva ancora lo Studio Frasi - gli ascolti delle reti generaliste sono cresciuti del 31,4% rispetto agli stessi giorni del 2019, a marzo gli investimenti pubblicitari sono scesi del 29% "e ad aprile andrà peggio", stando alle previsioni della Nielsen in un webinar. Le elaborazioni dello Studio Frasi sui dati Auditel rilevano però come anche gli ascolti dei break siano aumentati, in particolare su Rai3 (+54%), La7 (+43%), Italia 1 (+41%). Nel complesso il Grp (Gross Rating Point - indice di misurazione della penetrazione della pubblicità) nella Fase 1 è cresciuto ancora più degli ascolti: +43,7%. Per Francesco Siliato, responsabile dell'Osservatorio dello Studio Frasi, la pubblicità "ha rinunciato alla sua funzione anticiclica perdendo un'occasione: le imprese non hanno saputo essere celeri ed approfittare dell'incremento dei pubblici per presenziare con le loro campagne istituzionali". Nella Fase 1 la durata della pubblicità è stata inferiore del 17% rispetto al 2019, attualmente (6 maggio - 4 giugno) è inferiore del 20,5%, mentre il Grp è salito del 10,4%". Qualche marchio sta provando adesso, con campagne istituzionali "retoriche quanto basta e a volte anche più del necessario, giocando su stimoli emozionali e identitari che hanno avuto un forte peso nella prima fase - sottolinea ancora - ma ora sembrano strumentali e fuori tempo rispetto al sentire collettivo". Il comparto del turismo, in particolare, ha praticamente smesso di fare pubblicità, scendendo a 406 spot rispetto ai 2.737 del maggio 2019.

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