Dominique Meyer non lo aveva mai nascosto e oggi ha confermato che vorrebbe rimanere alla guida della Scala anche dopo la scadenza del suo contratto nel 2025. "Ho rimesso a posto la Ferrari e vorrei guidarla un po'", ha detto all'ANSA il sovrintendente, che ha iniziato il suo lavoro nel 2020 esattamente quando è esplosa l'epidemia di Covid. Sono stati anni difficili, con il teatro a lungo chiuso, il lavoro per rendere la Scala più ecologica e tecnologica, per mettere a punto la nuova piattaforma di streaming, per rivedere l'organizzazione del teatro una volta andata in pensione la storica direttrice generale Maria Di Freda. E poi ancora la guerra, la decisione di alcuni dei soci pubblici di ridurre i finanziamenti. Adesso la macchina (per continuare con la metafora automobilistica del sovrintendente, che prima di arrivare a Milano è stato fra l'altro direttore dell'Opéra di Parigi e della Staatsoper di Vienna) può andare a pieno regime. Ma quello che si prospetta concretamente è la possibilità di un cambio. Insistente si è fatta l'ipotesi che a Milano arrivi Carlo Fuortes, l'attuale direttore generale della Rai, che entro aprile dovrà chiudere il bilancio e poi potrebbe essere libero. Lo statuto della Scala infatti prevede che si possa designare con anticipo il nuovo sovrintendente per un periodo di affiancamento. Una mossa che 'libererebbe' la guida della televisione pubblica ora che è cambiato il governo. Senza contare che Fuortes è stato a lungo sovrintendente dell'Opera di Roma. Chi oggi ha detto no alla possibilità sono stati i sindacati scaligeri. Cgil, Cisl, Uil e Fials in una nota congiunta si sono detti "profondamente contrari a logiche di scambio politico che mettono in discussione l'autonomia culturale del Teatro", chiedendo al consiglio di amministrazione e al Comune "una chiara presa di posizione in difesa dell' autonomia della più importante istituzione culturale cittadina e dell'intero Paese, della sua storia e della sua vocazione internazionale". Vocazione internazionale che sarebbe lontana dalle esperienze di Fuortes. Di certo non se ne parlerà prima della prossima riunione del cda, fissata per il 27 aprile. E non è detto che nemmeno a quella data venga presa una decisione. L'ordine del giorno non è ancora stato stilato. Secondo i sindacati, l'affiancamento non aiuta la gestione del teatro e lo hanno dimostrato le esperienze passate perché "nessuno dei due massimi dirigenti aveva la piena libertà di condurre il proprio operato". E la scelta sulla futura guida del teatro deve essere fatta tenendo conto dei criteri di "comprovate capacità gestionali" e "un profilo di eccellenza in ambito culturale". "Non ho parlato con i sindacati ma mi hanno commosso" ha detto Meyer. "Non sono il proprietario della Scala. C'è un cda che decide e che rispetto - ha sottolineato - Ma mi sono appassionato alla Scala, ci lavoro tante ore e, ora che ho rimesso a posto la Ferrari, vorrei guidarla per un po'".
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