Molto raramente uno spettacolo
teatrale è perfetto, ovvero ha tutte le sue parti che tornano,
precise, limpide, essenziali, come questo stupefacente ''Antichi
Maestri'' con l'impeccabile regia di Federico Tiezzi per la
drammaturgia che Fabrizio Sinisi ha estratto dall'omonimo
romanzo di Thomas Bernhard, con il musicologo Reger,
protagonista di gran misura e intensità nell'eccesso
contraddittorio del suo carattere come Sandro Lombardi,
affiancato dal bravo Martino D'Amico nei panni del discepolo
Atzbacher, più il custode muto di Alessandro Burzotta. Lo
spettacolo, applauditissimo, si replica sino a domenica al
Vascello di Roma, prima di andare a Parma e poi in Toscana,
entro fine anno, a Pescia, S. Casciano e Carrara, Reger da
oltre trent'anni un giorno sì e uno no si reca al
Kunsthistorisches Museum di Vienna per sedersi ore nella sala
Bordone davanti all' Uomo dalla barba bianca di Tintoretto e un
suo più giovane discepolo lo osserva, interloquisce e si appunta
quel che dice. All'accendersi delle luci i due sono di spalle
alla platea davanti al quadro ed è come il loro sguardo fosse
una prosecuzione di quello del pubblico, ma non parleranno mai
di quell'opera che li guarda e sembra li costringa a guardarsi
dentro, a parlar di sé, teatralmente. E l'impianto scenico di
Gregorio Zurla costruisce attorno alla riproduzione del quadro e
le panche su cui siedono gli attori un'aerea struttura lineare,
teatro nel teatro, parallelepipedo di luci al neon che con la
sua essenziale geometria sembra contrastare e contenere il
ribollire delle contraddizioni del protagonista con i suoi
sprezzanti giudizi su tutto e assieme la necessità di
rapportarvisi, il bisogno di avere a che fare con gli altri
esseri umani, di guardarli sempre, pur odiando l'umanità nel suo
insieme.
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